Dal proprio profilo Linkedin l’Ad di Conad, Francesco Pugliese, ieri ha iniziato a parlare di primi passi per affrontare la cosiddetta Fase 2, non obbligatoriamente riferiti alle procedure da adottare per tornare alla normalità, ma anzi relativi alle pratiche sleali (vedi aste al doppio ribasso) e conseguenti azioni del governo. Di seguito i passaggi salienti.
“Si inizia a parlare di Fase 2. Nessuno sa come sarà, ma avremo ancora dei limiti e dureranno del tempo. Noi della gdo seguiremo le Autorità come abbiamo fatto dalla prima ora di questa faccenda e continueremo a farlo. Con spirito di servizio, ma dando qualche suggerimento, indicando qualche priorità”, scrive Pugliese, che aggiunge: “Questo per noi di Conad è un tema importante. Noi senza l’idea di Comunità non ci sappiamo stare. Anche questo è “non essere un’isola”. In questo primo mese di #iorestoacasa abbiamo fatto una cosa piccola, ma importante: abbiamo continuato a rifornirci dai nostri fornitori. Questo significa che anche adesso oltre il 90% dei prodotti venduti dalla Conad sono made in Italy”.
“Significa che nei nostri scontrini c’è tutto il lavoro delle filiere agroalimentari del nostro Paese, di aziende che noi anche ora ci impegniamo a remunerare per il corretto valore dei loro prodotti. Non parlo solo dei grandi e dei consorzi di tutela, ma anche di 6.500 fornitori locali. Quelle pmi, che sono la spina dorsale della nostra economia, che stanno lavorando anche in emergenza e che sicuramente daranno un contributo decisivo quando il nostro Paese ripartirà e quando anche chi oggi è costretto a stare chiuso tornerà ad alzare la saracinesca”.
“Stiamo, tutti assieme, vincendo una sfida epocale – continua Pugliese – Stiamo tenendo in piedi l’Italia, le stiamo mettendo letteralmente il piatto in tavola. Una medaglia sul petto di tutti noi. Ma attenzione che dietro ai buoni propositi non si nasconda qualche vecchio problema. Il direttore generale di Terra! Fabio Ciconte ha ricordato pochi giorni fa su Internazionale che c’è chi sta andando avanti con le aste al doppio ribasso. E qui i problemi sono due. Il primo è che sono una mascalzonata normalmente, ma in una situazione come questa stringere il cappio attorno ai produttori tirando sul prezzo oltre al limite è folle. Alimentare in un momento simile il caporalato nei campi è un atto grave, dannoso, spietato. Il secondo problema è far tornare in cima all’agenda politica il divieto di questa pratica. L’anno scorso il Parlamento si è impegnato, a febbraio il Disegno di Legge è arrivato in commissione al Senato. Si sono fatte le prime audizioni, anche con Ciconte, poi tutto si è fermato per l’emergenza. Ma ora che entriamo nella stagione calda dell’agricoltura, oltretutto in un’emergenza che è già sui libri di storia, non possiamo permetterci di far finta di nulla”.
“Ogni stagione che perdiamo, la perdiamo sulla pelle di altre persone. Degli ultimi dei campi di pomodori, quelli nei furgoni bianchi sotto il solleone del sud Italia, ma anche di insospettabili imprenditori italiani, come ha raccontato il direttore Ciconte alla commissione agricoltura del Senato. Non possiamo permetterci che queste persone paghino due volte il prezzo di questa pandemia – conclude Pugliese – Il virus non possiamo fermarlo da soli. Le aste al doppio ribasso sì. Per il bene della Comunità. Per il bene dell’Italia”.