“Non esiste un settore industrializzato stressato dalla programmazione degli ordini come quello della IV gamma. La trasformazione da prodotto di prima gamma a quarta è schiacciata da una filiera cortissima, che ha tempi velocissimi. Dal prelievo in campo all’arrivo alla Gdo passa meno di un giorno. Eppure il consumatore non percepisce il livello elevatissimo di servizio, non immagina quali processi e quali investimenti stiano dietro alla busta di insalata che trova a scaffale”. Così Mario Piccialuti, general manager di Unione italiana food (Uif), ha riassunto a myfruit.it lo scenario di un settore che, complici pandemia prima e crisi dei consumi poi, sta attraversando momenti difficili.
Un periodo complesso
Secondo i dati Circana, infatti, tra gennaio e settembre 2023 il fatturato del comparto ha superato di poco gli 850 milioni: gli ortaggi hanno registrato una perdita a valore dello 0,8% e a volume del 5,6% rispetto allo stesso periodo del 2022, la frutta ha registrato un incremento del 5,2% a valore, ma una perdita a volume dello 0,3 per cento.
A questo si aggiungano il cambiamento climatico e il dibattito a livello europeo sugli imballaggi: “Siamo impegnati per assicurarci che il Regolamento sia scritto in modo chiaro e inequivocabile per evitare che possa essere interpretato in maniera differente da Paese a Paese e applicato in modo inutilmente restrittivo in alcuni di questi, andando a penalizzare un determinato settore – ha riferito Mario Piccialuti – La buona notizia è che l’Italia viaggia compatta, sull’argomento imballaggi non esistono colori politici, perché è chiaro a tutti che per la sicurezza igienico-sanitaria, la qualità organolettica e la shelf life il packaging è fondamentale. Ma dobbiamo lavorare insieme, per questo auspichiamo un tavolo al ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare (Masaf) che coinvolga tutti, agricoltori, trasformatori, Gdo, istituzioni”.
Gli argomenti da trattare sono più d’uno: “Desideriamo chiedere al governo un aggiornamento della Legge 77/2011 e della normativa prevista dal decreto ministeriale 3746/2014 – ha spiegato il manager – Sono passati molti anni dalla stesura del riferimento normativo che ha introdotto la IV gamma, l’innovazione tecnologica ha fatto passi da gigante e dunque la shelf life potrebbe tranquillamente passare dagli attuali sei giorni a otto. Si pensi poi alle colture idroponiche, la norma va aggiornata per evitare confusione con altri prodotti e aiutare i consumatori a fare scelte consapevoli” .
La presenza delle insegne al tavolo ministeriale è per il Gruppo IV gamma di Uif fondamentale, perché sono anche altri gli argomenti su cui confrontarsi.
Il rapporto con la Gdo
La maggior parte degli ordini che arrivano dalle insegne sono infatti AxA, il che significa che le aziende che fanno capo al Gruppo IV gamma hanno poche ore per ricevere la merce dalle aziende agricole, processarla, confezionarla e spedirla alla Gdo: “Per valorizzare ancora di più il prodotto è fondamentale intervenire sul piano logistico in modo da poter avere una migliore pianificazione da parte delle aziende produttrici, introducendo sistemi che consentano alle imprese di migliore l’organizzazione del lavoro e ottimizzare la programmazione degli ordini – ha rilevato il manager – Eviteremmo sprechi e inefficienze“.
No alle fake news
“Le nostre aziende associate compiono sforzi enormi per garantire sicurezza e salubrità degli alimenti – ha sottolineato – E pertanto l’obiettivo della nostra associazione è anche sfatare i falsi miti, ancora troppi consumatori pensano di dovere comunque lavare il prodotto di IV gamma o di avere a che fare con referenze che, poiché trattate dall’industria di trasformazione, hanno perso le qualità organolettiche. Nulla di più sbagliato”.
In generale, comunque, i prodotti di IV gamma sono apprezzati: secondo un’indagine Bva-Doxa, commissionata nel 2022 dal Gruppo IV gamma di Unione Italiana Food, tali referenze vengono acquistati regolarmente da quasi tre quarti degli italiani intervistati (mille individui), perché sono comodi e permettono di risparmiare tempo (58%), evitano sprechi di prodotto (30%) e facilitano il consumo di verdure (26%).
E allora perché il consumatore non li conosce a fondo? “Ho una mia personale lettura della questione – ha concluso Mario Piccialuti – Le nostre industrie negli anni hanno fatto un errore, hanno lasciato che fossero soggetti terzi, Gdo in primis, a veicolare l’informazione. Non a caso, oggi il 70% dei prodotti di IV gamma è a marca del distributore”.