Il pensiero della Grande Distribuzione sul prezzo equo in orticoltura? Per Coop Italia e Conad, i due giganti cooperativi seduti allo stesso tavolo del convegno organizzato da Agribologna per presentare la ricerca condotta Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro – Alimentari dell’Università di Bologna, il quadro è chiaro e le soluzioni non sono semplici ma possibili se tutti gli attori della filiera si muovono nella stessa direzione.
L’elemento comune e condiviso da cui si parte è la crisi dei consumi che perdura da dieci anni. “Non riusciamo a creare una inversione di tendenza, aggrava la situazione questo tipo di offerta a basso prezzo e la scarsa qualità che sta penalizzando il settore – parole di Gianmarco Guernelli, responsabile acquisti ortofrutta di Conad -. Tutti quanti dobbiamo creare più valore e dare più risposte al consumatore perché torni ad essere una filiera virtuosa. Si deve creare valore sia per chi commercializza, sia per chi produce”.
Anche per Claudio Mazzini, responsabile freschissimi di Coop Italia, confermano il problema del valore: “Abbiamo perso in dieci anni un kg e mezzo annuo di consumo di prodotto. Neanche nel 2027 riusciremo a recuperare i dati precedenti alla crisi, i consumi sono ancora in calo nonostante l’ortofrutta non abbia contro grandi nemici, non il dietista”. E “il mercato non sempre riconosce il prezzo calcolato dal produttore. Lo studio presentato da Agribologna mette in luce le differenze di efficienza tra le diverse aziende agricole del campione e sono molto alte. Dobbiamo lavorare tutti per ridurre i costi non necessari e creare valore sui prodotti che lo meritano”. Le eccellenze però non sempre si trovano nella qualità e nelle quantità richieste: “Parlo della linea Fior Fiore di Coop, in questo caso spesso il prodotto necessario non è sufficiente”.
La soluzione per avere un prezzo che soddisfi tutti gli attori della filiera? “Come dimostra la ricerca – sottolinea ancora Mazzini – è necessario migliorare l’efficienza nei costi intermedi. Faccio un esempio: la clementina costa 30 per produrla poi se ne spendono 60 per trasportarla. In Italia abbiamo il costo del traffico più alto e più inefficiente d’Europa“. Per chiudere, il fattore costo del lavoro che incide dal 30 al 50%, ma “se in Emilia- Romagna vale 13,31 euro l’ora, a Pachino si ferma a 7,70 euro mentre noi lo paghiamo 22 euro. Non ci possiamo rifare sui più deboli, non posso ridurre il prezzo, ma si può creare valore con altre azioni”.