Furti nel retail, da parte di clienti, dipendenti, ma anche frodi da parte dei fornitori o errori amministrativi. La somma di tutti questi fattori genera perdite per gli esercenti italiani pari a 2,95 miliardi di euro, l’1,01% del fatturato del retail, un dato inferiore rispetto alla media mondiale che è del l’1,23%.
A condurre l’analisi è stato il “Barometro Mondiale dei Furti nel Retail”, edizione 2015, promosso da un fondo indipendente di Checkpoint Systems e condotto nel 2014-2015 da The Smart Cube, in collaborazione con Enrie Deyle, analista della prevenzione delle perdite nel retail.
Per giungere a queste conclusioni, tra interviste scritte e telefoniche, sono stati contattati 203 retailer di 24 Paesi, che insieme rappresentano oltre 113.000 punti vendita con un volume di vendite pari a 750,68 miliardi di euro nel 2014-2015. In questa particolare classifica, in cima, con la percentuale di differenze inventariali più alte, troviamo il Messico (1,68%), poi i Paesi Bassi (1,48%) e la Finlandia (1,38%). In basso, con minor problemi di furti, Norvegia (0,75%), Svizzera (0,76%) e Francia (0,81%). L’Italia si posiziona all’8° posto nel mondo: il nostro paese investe in prevenzione contro questo problema poco più dell’1% delle vendite e lo fa implementando sistemi EAS (sorveglianza elettronica degli articoli) ma anche con personale di sicurezza e videosorveglianza a circuito chiuso CCTV.
Le categorie merceologiche più rubate in Italia? Alimentare, soprattutto vini e liquori, ma anche formaggio e carne fresca; Fashion con accessori moda, calzature ed abbigliamento sportivo; Health & Beauty (lamette, cosmetici e profumi); Hi-Tech (accessori per cellulari, iPhone, smartphone, iPad e tablet) e, infine, il Brico (attrezzi elettrici, batterie e cavi).