L’embargo russo preoccupa: sia per il blocco diretto delle esportazioni verso la Russia, sia per l’effetto domino che provocherà sul flusso dei prodotti alimentari che, ovviamente, cambieranno destinazione. «La Polonia, ad esempio, esporta notevoli quantità di mele verso la Russia ora questi quintali di frutta saranno immessi nel mercato europeo, con effetti ingovernabili anche sui prezzi». Lo sostiene Mauro Tonello, vice presidente della Coldiretti, che commenta così il difficile momento del comparto ortofruticolo italiano, già in crisi con il pessimo andamento della campagna della frutta estiva, e che ha ricevuto quasi un colpo finale con l’inizio del blocco anche delle importazioni della Russia.
A Verona, in occasione dell’incontro organizzato dalla Coldiretti provinciale insieme a un centinaio di persone in rappresentanza del mondo imprenditoriale agricolo della Regione, è stato sottolineato come l’embargo costerà all’ortofrutta veronese danni nell’ordine di 20 milioni di euro. «Se si considera l’indotto la cifra triplica» ha aggiunto Claudio Valente, presidente di Coldiretti Verona. «Pensiamo alle produzioni di mele Granny Smith che sono molto apprezzate nel mercato russo e che trovano il loro habitat ideale nel veronese. Per questo motivo parecchi produttori veronesi avevano fatto importanti investimenti e si ritrovano con una sovrapproduzione difficile da smerciare. Quello russo tra l’altro è un mercato Bric che avrebbe ancora grandi potenzialità per l’export veneto, come conferma la domanda in progressiva crescita di prodotti europei e occidentali».
Giorgio Piazza, presidente di Coldiretti Veneto, ha sottolineato l’opportunità di rivedere il sistema filiera a causa di questa delicata situazione, suggerendo la creazione di «camere di compensazione, in forma associata o privata, per sopportare i periodi di calo di domanda. In questo modo si potrebbe stoccare la frutta a prezzi accettabili, riducendo le perdite. Questa soluzione, in forma cooperativa, viene già adottata in Trentino per la frutta e i risultati sono buoni». Ma l’embargo, secondo Piazza, dovrebbe servire anche ad altro: «La Russia assorbe il 10% della produzione di ortofrutta nazionale, percentuale che può essere compensata attraverso altri mercati, anche quello interno. Ma è necessario ripensare a una promozione dei prodotti».
Tonello giudica, infine, insufficienti sia i 125 milioni di euro stanziati dalla Comunità europea, per far fronte alla crisi dovuta dall’embrago russo, così come tardivi gli interventi annunciati dal commissario Europeo Dacian Ciolos a sostegno delle pesche e nettarine, settore in crisi per l’anomalo andamento stagionale che ha rallentato i consumi e sovrapposto le finestre commerciali. «A questo punto – continua Tonello – per accelerare i tempi per il prodotto in eccesso occorre individuare, insieme alla beneficenza e alle altre destinazioni, strumenti straordinari per compensare le gravi perdite del settore. Ènecessario, soprattutto compensare le risorse disponibili per la promozione a livello nazionale per aumentare l’efficacia di intervento ed evitarne la dispersione».