Se Confcommercio aveva sottolineato immediatamente il suo disappunto nei confronti dell’emendamento contenuto nel Dl Fare che consente alle aziende agricole non solo il consumo immediato dei prodotti agricoli presso le loro strutture, ma anche la vendita, come era prevedibile non sono mancate subito le reazioni negative dei commercianti stessi, proprio a partire dai fruttivendoli.
A luglio, come abbiamo già ricordato, un fruttivendolo della provincia di Modena, Marco Venturelli, ci aveva esposto il suo disagio nel dover fronteggiare la concorrenza di aziende agricole nelle sue vicinanze che vendevano direttamente al consumatore finale non solo i propri prodotti, ma anche quelli acquistati da altri.
Alcuni quotidiani hanno raccolto le testimonianze di qualche negoziante di frutta e verdura e, ovviamente, le reazioni sono state di decisa contrarietà. «Se avessero tutti i controlli, obblighi e tasse che abbiamo noi, col cavolo che lo farebbero!» è il commento di Daniele Mariani, proprietario di un negozio di frutta e verdura a Modena. «I farmer’s market sono una truffa» afferma deciso, invece, Luigi, titolare di uno storico banco di ortofrutta al mercato romano del Testaccio, che accusa gli oramai noti mercati dei contadini di rifornirsi in molti casi da normali mercati all’ingrosso di Guidonia, Albano e Latina e di rivenderli come loro, praticando una concorrenza sleale.
Di fatto l’emendamento che consente agli agricoltori di diventare dei veri e propri commercianti certifica definitivamente una pratica oramai ampiamente diffusa, vale a dire quella di comprare frutta e verdura direttamente dal produttore, in linea con la tendenza del Km 0 che solo nel 2012, secondo Coldiretti-Censis, ha convinto 21 milioni di italiani.
Fonti news: Il Giornale dell’Umbria | Secolo d’Italia
Fonte foto: www.guadagnorisparmiando.com