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Uno studio: si può sostituire la plastica con le bucce di pomodoro

Sono gli esiti di una ricerca dell’università di Parma con la collaborazione dell’azienda Greci

Bucce e semi di pomodoro della filiera industriale di Parma (ma si possono utilizzare anche le parti esterne del carciofo, ndr) si trasformano in sostanze attive per i film destinati a sostituire la plastica. Un costo, quello legato allo smaltimento degli scarti, che si trasforma in risorsa e con proprietà interessanti: questi sottoprodotti hanno principi attivi che trasmettono agli alimenti, allungando così la shelf life dei prodotti.

Ma non è finita qui, all’università di Parma hanno testato anche un dischetto realizzato sempre con gli scarti vegetali, che sostituisce quello tradizionale usato negli hamburger ma che, in questa versione, conferisce alla carne una nota aromatica al peperoncino, al rosmarino, all’origano o altri aromi.  Una ricerca scientifica  che può far sorridere il bilancio aziendale delle imprese agro-industriali, ma anche quello dei grossisti dei mercati ortofrutticoli, grazie alla trasformazione dello scarto in risorsa.

Alternative con gli scarti alla plastica

Myfruit.it ha intervistato a Ecomondo, il salone della green economy, Antonella Cavazza, docente all’università di Parma, che ha presentato nello stand della Regione Emilia-Romagna i risultati delle sue ricerche finanziate da Ecosister (Ecosystem for sustainable transition in Emilia-Romagna). Il progetto  finanziato con le risorse del Pnrr con 110 milioni di euro dove si studia anche la sensoristica, il risparmio idrico, l’acquacoltura e altri temi legati alla sostenibilità.

“Il nostro lavoro vuole offrire alternative alla plastica, materiale che registra il grosso problema del fine vita, attraverso film che somigliano ai polimeri tradizionali  ma senza essere eterni, bensì biodegradabili. Sono materiali eco sostenibili che derivano da materie prime naturali e una volta conferiti nell’umido si degradano”.

Le differenze con i materiali tradizionali? “Le performance non saranno mai pari a quelle della plastica,  un modello irraggiungibile. Quasi impossibile poter arrivare a quegli standard. Per compensare il gap la nostra proposta si basa sul rendere questi film attivi attraverso l’inserimento di sostanze antiossidanti e antibatteriche in maniera tale che, quando confezioniamo un alimento, questi principi attivi possano esercitare un’azione protettiva e aumentare la shelf life del prodotto“.

Di cosa si tratta?

Siamo nel campo dell’ortofrutta. “Sono estratti naturali di piante con proprietà antiossidanti, si trovano comunemente in tanta frutta e in tanti ortaggi. La nostra proposta, nell’ottica dell’economia circolare, è di ricavare queste sostanze da scarti dell’industria agroalimentare“.

Un esempio concreto? “Le bucce e i semi del pomodoro che normalmente vengono buttati via dalle aziende di trasformazione oppure le parti esterne del carciofo, anche queste normalmente condotte a smaltimento. Sono tonnellate e tonnellate di scarto ancora ricche di sostanze attive che possiamo estrarre e incorporare nei film. Si offre una nuova vita produttiva con la creazione di una risorsa quasi a costo zero“.

Come funziona il film in termini di shelf life? “Si crea una migrazione di sostanze, sono ancora edibili, da far  interagire con la superficie dell’alimento. Si possono utilizzare sui formaggi, il progetto in corso ci vede impegnati sulla carne. In particolare con la sostituzione del dischetto dell’hamburger tradizionale con un film edibile poggiato sulla sua superficie che aumenta  la durata della shelf life, fino a raddoppiare i tempi attuali”.

Ma non è finita qui, l’economia circolare dagli scarti ortofrutticoli riserve altre sorprese: “E’ possibile conferire una nota aromatica  alla carne, abbiamo testato il peperoncino ma anche olio essenziale di origano e rosmarino per dare un plus al prodotto con l’aromatizzazione. Naturalmente l’alimento si protegge con un’azione antiossidante”.

Al lavoro con la Greci di Parma

Con quali imprese lavorate? “Con l’azienda Greci che produce conserve alimentari. Ci forniscono le quantità necessarie di scarti di pomodoro che per loro rappresentano un problema a causa di tutti i costi legati allo smaltimento che devono finanziare. E’ un dato positivo anche in ottica di risparmio”. Sostenibilità ambientale ed economica.

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