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Consumi, Laudani suona la carica

Il presidente Freshfel a ruota libera su reputazione, comunicazione, sostenibilità. Ecco cosa bisogna cambiare. Subito

Gli operatori del settore ortofrutticolo sono alle prese con problemi diventati sistematici che si impongono con l’evidenza dei numeri. Numeri che dicono che siamo di fronte a un perdurante calo dei consumi di frutta e verdura, non solo in Italia, ma in molti paesi europei.

Sebbene sia chiaro quanto l’inflazione stia limitando il potere di acquisto delle famiglie, soprattutto a causa del caro energia, siamo certi si possa imputare soltanto a ciò la crisi dei consumi? Da queste prime riflessioni Salvo Laudani, presidente di Freshfel Europe, inizia una analisi approfondita sulla crisi dei consumi di ortofrutta e le possibili soluzioni, o contromosse per invertire i trend.

L’ortofrutta gode di una buona immagine pubblica?

“Mi chiedo perché, quando si parla di carovita o di inflazione, si finisca spesso per utilizzare l’ortofrutta come una sorta di capro espiatorio, fornendo immagini di prodotti ortofrutticoli a corredo di contenuti giornalistici, come se fossero frutta e ortaggi la principale causa di certe spirali dei prezzi – osserva Laudani – Le speculazioni, quando ci sono, vanno smascherate e denunciate con forza. Smettendola, però, di essere monocordi e ripetitivi nell’attribuire torti unidirezionali. Purtroppo, frutta e verdura sono considerate costose anche quando non lo sono per niente”.
Ma non è questa l’unica percezione negativa che passa attraverso i media.

Il rapporto con i media

A volte l’ortofrutta viene associata a pratiche fitosanitarie poco rispettose dell’ambiente e della salute delle persone oppure a fenomeni di lavoro irregolare. “Ebbene – continua il manager – il punto non è quello di essere reticenti su certi fenomeni quando risultano conclamati, quanto piuttosto di saperne rappresentare l’entità rispetto all’ampiezza e alla molteplicità della realtà di cui sono parte. Alla fine, nessuno può stupirsi se l’ortofrutta non risulta così popolare tra le fasce più giovani di responsabili di acquisto e se i consumi pro-capite di frutta e verdura nel segmento degli under 35 siano decisamente al di sotto dei 400 grammi al giorno suggeriti dall’Oms (Organizzazione mondiale della Sanità). Sono convinto che la perdita di volumi nel mondo dell’ortofrutta in Europa non dipenda soltanto dall’inflazione e dal conseguente problema del carovita, ma anche dall’immagine generale e dalla reputazione di cui settore e prodotti godono”.

Comunicare meglio (e di più)

La nostra capacità di comunicare deve, dunque, essere potenziata e migliorata. “Non sempre è adeguata a raccontare i punti di forza delle nostre produzioni – spiega il manager – Inoltre, circa un terzo degli europei non mangia frutta e verdura tutti i giorni; se vogliamo che almeno una parte di essi cambi idea (e abitudini) dobbiamo parlare di più con loro. Comprendendo anche i cambiamenti in corso nello stile di vita e nelle modalità di consumo dei prodotti alimentari. Ci sono, in questo senso, realtà importanti della ristorazione che stanno crescendo double digit e che includono i consumi di ortofrutta nella loro crescita impetuosa”. Insomma, l’ortofrutta deve capitalizzare anche i consumi fuori casa.

Per non parlare delle Indicazioni geografiche. Strumenti importanti che non solo sono sottoutilizzati, ma a volte rappresentano un paradosso, come in Francia dove proprio i prodotti ortofrutticoli Dop e Igp appaiono particolarmente penalizzati sul mercato.

Investiamo poco: 600 milioni per un mercato da 200 miliardi

“La spesa in comunicazione realizzata con i piani operativi delle Op – aggiunge Laudani – è molto limitata rispetto al loro budget. E gli investimenti in comunicazione delle grandi imprese ortofrutticole in Europa sono ben poca cosa rispetto al valore del mercato dell’ortofrutta: secondo una valutazione di Freshfel, 600 milioni rispetto a un mercato che vale almeno 200 miliardi. Briciole se si pensa a quanto investono le imprese del food, fino al 10% del loro fatturato. Imprese del food che a volte usano impropriamente l’immagine della frutta per descrivere prodotti trasformati che, tra i loro ingredienti, di frutta ne contengono davvero poca, o niente addirittura”.

Cambiare subito

Insomma, consumi, reputazione, comunicazione, sostenibilità sono tutte tessere dello stesso mosaico. “Occorre un cambiamento, serve un grande sforzo del settore, supportato dalla Ue, per raccontare bene se stesso. Cambiamo registro – conclude Salvo Laudani – Mettiamo in evidenza cosa già adesso stanno facendo le imprese dell’ortofrutta sui temi più sensibili, quali global warming e impatto ambientale, questioni che stanno particolarmente a cuore ai più giovani. L’ortofrutta deve (e può) essere più fashionable. Come ripetiamo spesso, è una soluzione a tanti problemi, ma anche alle prese con difficoltà molto grandi che rischiano di minarne il futuro”.

Dopo le parole, l’invito è quello di passare all’azione, una azione comune, trasversale e di settore proprio per aumentare i consumi. Noi ci siamo.

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