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Lo spreco al quale non sappiamo rinunciare

Nel 2021 abbiamo ripreso a buttare cibo (+15%). Tante parole, qualche fatto e tutte le vecchie abitudini difficili da togliere

Se il lockdown della primavera 2020 aveva migliorato il rapporto degli italiani con il cibo, in particolare per quanto riguarda lo spreco alimentare, quest’anno le cose vanno diversamente. In controtendenza con l’ultimo biennio, infatti, riprende a crescere lo spreco alimentare domestico, come conferma il Rapporto “Il caso Italia” 2022 del Waste Watcher International (riferito al 2021), diretto da Andrea Segrè.

Rapporto diffuso in occasione della nona Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentareOne health, one earth. Stop food waste” in calendario oggi 5 febbraio per iniziativa della campagna Spreco Zero di Last Minute Market e dell’Università di Bologna, su monitoraggio Ipsos.

Gettati 600 grammi a testa ogni settimana

I nuovi dati ci dicono che nel 2021 abbiamo gettato in media 595 grammi pro capite a settimana, ovvero quasi 31 chili: circa il 15% in più dell’anno prima (529 grammi settimanali). Il ritorno alla vita sociale ci ha probabilmente reso meno attenti nella gestione e fruizione del cibo, un dato che si accentua a sud (+18% di spreco rispetto alla media nazionale) e per le famiglie senza figli (+12% rispetto alla media italiana).

Complessivamente, lo spreco del cibo nelle nostre case vale 7,37 miliardi. Una cifra vertiginosa, che corrisponde allo sperpero annuale di 1,86 milioni di tonnellate di cibo. E questo solo nelle nostre case.

Se, infatti, includiamo lo spreco alimentare di filiera – che pesa 5,165 milioni di tonnellate – arriviamo a uno spreco nazionale di cibo del valore di quasi 10,5 miliardi, il valore dell’investimento dell’ultima manovra per le infrastrutture italiane (dati Dipartimento Scienze e Tecnologie Agroalimentari dell’Università di Bologna su rilevazioni Istat/Waste Watcher per campagna Spreco Zero).

La frutta la più sprecata

Non basta. Nella hit Waste Watcher degli alimenti più sprecati svetta la frutta fresca (27%), seguita da cipolle, aglio e tuberi (17%), pane fresco (16%), verdure (16%) e insalata (15%).
Qual è la prima conseguenza dello spreco alimentare, secondo i consumatori italiani? Al top lo spreco di denaro, vissuto come aspetto più grave da otto italiani su 10 (83%).

Perché continuiamo a sprecare?

Il 47% degli italiani ammette di dimenticarsi spesso del cibo acquistato, mentre il 46% sostiene che il cibo è deperito in fretta passando dal frigo dei negozi a quello di casa. Un italiano su tre (30%), poi, confessa di calcolare male le quantità di cibo che gli serve a casa e un altro 33% di essere preoccupato di non avere abbastanza cibo a casa, quindi di esagerare negli acquisti.

E’ evidente come – nell’ottica di prevenire lo sperpero domestico degli alimenti – ci siano ampi margini di miglioramento già nelle fasi di acquisto e gestione del cibo.

Tra il dire e il fare

Come evitare tutto ciò? Per nove italiani su 10 (89%) bisogna potenziare l’educazione alimentare sui banchi di scuola mentre quattro su cinque (83%) chiedono di migliorare le indicazioni sulle etichette, il 72% prospetta confezioni più piccole e cresce la percentuale (54%) di chi immagina di applicare tassazioni sulla base di una sorta di “sprecometro”.

A livello di acquisto, le strategie messe in atto per la prevenzione dello spreco vedono in testa la programmazione di spese più frequenti per gli alimenti freschi, una modalità che adottano quattro italiani su sei (41%), mentre il 36% sceglie di organizzare la distribuzione del cibo nel frigo e nella dispensa per data di scadenza e un italiano su tre (34%) si presenta al supermercato con la lista della spesa. Infine, in chiave di consumo l’86% degli italiani previene lo spreco partendo dal cibo più deperibile, e valutando le quantità prima di cucinare. E l’85% testa personalmente gli alimenti scaduti da poco, prima di gettare il cibo.

Italia, la meno peggio nel G8 dello spreco

Magra consolazione, l’Italia resta comunque la nazione più virtuosa nel G8 dello spreco, che vede i russi a quota 672 grammi settimanali, gli spagnoli a 836 e quindi i cittadini inglesi con 949, i tedeschi con 1.081 grammi, i canadesi con 1.144, sono i cinesi con 1.153 grammi e in fondo i cittadini statunitensi che ‘auto-denunciano’ lo spreco di 1453 grammi di cibo settimanali.

Nella hit mondiale dei cibi più sprecati svetta la frutta fresca, con oltre 30 grammi gettati a settimana un po’ a tutte le latitudini del pianeta. Però, se in Russia è il pane l’alimento più sprecato, in Cina è la verdura fresca, alimenti base della piramide mediterranea. Dopo la frutta fresca i prodotti più sprecati sono l’insalata (in Italia 22 grammi, nel Regno Unito 36 e negli Stati Uniti 41) e la verdura fresca, dai 25 grammi settimanali in Spagna ai 38 del Canada.

Sì al packaging anti-spreco. Forse

Intanto, però, la consapevolezza dei consumatori sul ruolo dell’imballaggio nella lotta allo spreco sembra crescere. Per il Conai quasi un italiano su due oggi si dichiara disposto a pagare fino al 5% in più per un pack capace di conservare più a lungo un prodotto alimentare. La buona notizia è anche che un italiano su quattro dichiara di cercare informazioni sui materiali di cui l’imballaggio è composto e sul suo conferimento in raccolta differenziata: segno di una crescente attenzione alla sostenibilità.

Single e sprecone

Tra i più spreconi, in Italia spicca la categoria dei single, che sperpera il 50% in più – in particolare frutta e insalata – rispetto alle famiglie numerose, che anche in Cina e Stati Uniti risultano più virtuose. In Italia anche le famiglie senza figli risultano facili allo spreco della verdura fresca, in Spagna al contrario i single sembrano essere i più virtuosi, mentre a sprecare di più sono le famiglie numerose. Un dato in controtendenza rispetto agli altri Paesi.

Retailer, Carrefour Italia mira a dimezzare i rifiuti alimentari entro il 2025

Essere promotori e guida dell’intera filiera alimentare per un cambiamento sostenibile, sensibilizzando tutti gli stakeholder, dai produttori ai clienti finali, a una produzione e ad un consumo più responsabile. Queste le premesse alla base dell’impegno che Carrefour Italia persegue da anni, attraverso iniziative volte a contribuire alla creazione di nuovi modelli di consumo e gestione del cibo e collaborazioni con partner che condividono gli stessi valori. Partner come Too Good To Go, che ha permesso di salvare, solo nel 2021, 260mila magic box contenenti cibo prossimo alla scadenza (che sarebbe rimasto invenduto), per un totale di 650,52 tonnellate di CO2 risparmiata.

L’insegna è anche tra le firmatarie del Patto contro lo Spreco Alimentare lanciato da Too Good To Go, iniziativa che ha compiuto il suo primo anno e che promuove un’alleanza virtuosa dell’intera industria coinvolgendo aziende, supermercati e consumatori, e che intende abbattere gli sprechi alimentari con azioni e iniziative concrete a tutti i livelli della filiera agroalimentare. Il primo passo concreto del Patto è stato l’introduzione l’Etichetta Consapevole, per aiutare i consumatori a interpretare meglio il significato di termine minimo di conservazione. Il primo prodotto a riportare questa etichetta nel nostro paese è stato la Passata del Consumatore.

Quattro pilastri

L’obiettivo di Carrefour Italia è quello di ridurre del 50% i propri rifiuti alimentari entro il 2025 attraverso una strategia basata su quattro pilastri fondamentali: prevenzione dello spreco, ridistribuzione delle eccedenze, riciclo e valorizzazione degli scarti ancora commestibili. Per raggiungere questo obiettivo, alle partnership strategiche con attori dell’industria, Carrefour Italia associa diverse azioni concrete nei propri punti vendita e iniziative a testimonianza dell’impegno di lungo periodo su questo tema.

Così fa Despar

Abbattere lo spreco alimentare, terza fonte di inquinamento al mondo, è uno degli obiettivi che si è data Despar. E proprio in occasione della Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare l’insegna comunica i numeri raggiunti nel 2021.

Nel dettaglio, grazie alle iniziative di donazione poste in essere, nel 2021 l’insegna ha evitato uno spreco di 1.700 tonnellate di cibo, generando di conseguenza impatti positivi anche sulla riduzione dei rifiuti da smaltire. Tale azione di contrasto allo spreco ha consentito anche di non disperdere oltre 5,9 milioni chili di CO2 impiegati nella produzione del cibo redistribuito.

Le donazioni hanno inoltre generato conseguenze virtuose in termini di risparmio di acqua: sono stati infatti preservati oltre 3,5 milioni di metri cubi usati per la realizzazione degli alimenti sottratti allo spreco. Ciò ha evitato un consumo paragonabile a oltre 1.000 piscine olimpioniche.

Anche quest’anno Despar indica poi un dato particolarmente interessante, riferibile alla quantità di kilocalorie equivalenti non sprecate, che corrispondono a più di 3,7 milioni di pasti recuperati.

Le iniziative dedicate alla lotta allo spreco alimentare sono state attivate attraverso la collaborazione con enti no profit e fondazioni. Per esempio, mentre Gruppo 3A ha collaborato con la Fondazione Banco alimentare, donando merci per un valore di 100mila euro, e attivato il servizio To Good To Go in 22 punti di vendita, Maiora, attraverso progetti quali i “Sacchi della solidarietà” e le donazioni a enti benefici, ha donato 70mila prodotti, per un valore di circa 100mila euro. Aspiag Service, da parte sua, collaborando con Last Minute Market e Fondazione Banco Alimentare e rimettendo in circolo i prodotti alimentari in eccedenza, ha consentito di preparare oltre 3 milioni di pasti destinati alle persone più in difficoltà.

Anche Cortilia contro lo spreco

Cortilia, food-tech company e società benefit guidata da Marco Porcaro, ha fatto della lotta allo spreco un obiettivo fondamentale, che persegue in diverse modalità. Innanzitutto, Cortilia si impegna a contenere al massimo lo spreco, trovando nell’innovazione tecnologica un importante alleato: ha infatti messo a punto un sofisticato sistema che consente di ridurre i prodotti invenduti a circa l’1%.

Inoltre, Cortilia invita i propri clienti a fare la loro parte proponendo la soluzione delle Green Box, box anti-spreco a un prezzo speciale disponibili sul sito e sull’app Cortilia per salvare i prodotti più vicini alla data di scadenza e ridurre ulteriormente le eccedenze.
Ma non è tutto: grazie alla collaborazione pluriennale con Banco alimentare della Lombardia, anche la piccola percentuale di invenduto non viene sprecata. L’azienda, infatti, dona alla onlus i prodotti in esubero, che vengono infine destinati, attraverso le strutture caritative convenzionate, a chi ne ha più bisogno, mettendo così in atto il circolo virtuoso della solidarietà.

Solo nel 2021, Cortilia ha donato a Banco alimentare della Lombardia 418.818 articoli alimentari, per un peso totale di 203.305 chili, l’equivalente di oltre 400mila pasti (1 pasto = 500 grammi circa di alimenti).

Dai dati raccolti e relativi allo scorso anno appare significativa la percentuale di prodotti appartenenti alla categoria ortofrutta, che sul peso lordo ha un’incidenza del 59% (120.064 chili e 216.296 pezzi in tutto); a seguire i freschi, che pesano per il 31% (63.114 chili e 138.178 pezzi in tutto), e il pesce, 6% di incidenza in chili (12.149 chili e 42.267 pezzi in tutto).

Al Mercato di Genova si punta a #SprecoZero

Al Mercato ortofrutticolo di Genova invece si taglia il traguardo dei nove anni di collaborazione tra Società Gestione Mercato e l’associazione Comunità San Benedetto al Porto nell’ambito del progetto Crea (Centro recupero eccedenze alimentari) realizzato con la collaborazione del Comune di Genova e il sostegno di Fondazione Compagnia San Paolo e Fondazione Carige.

In una città dove ogni anno si buttano 10mila tonnellate di cibo ancora buono, i dati della raccolta al mercato raccontano un’esperienza positiva. Rete Ricibo punta a una #GenovaSprecoZero e l’esperienza al Mercato ortofrutticolo di Genova insegna che dove c’è la volontà di agire si ottengono risultati importanti per il bene di tutta la città.
I numeri negli ultimi tre anni sono infatti importanti, nonostante l’attività sia stata sospesa per i mesi del lockdown: sono state recuperate circa 163 tonnellate di frutta e verdura per un valore stimato di circa 330.780 euro. E sono almeno 120 le famiglie beneficiano regolarmente dell’ortofrutta recuperato.

A fine giornata i grossisti del Mercato Ortofrutticolo donano le eccedenze di frutta e verdura troppo mature per poter essere vendute nei giorni successivi. Queste vengono recuperate dai volontari del progetto gestito dall’Associazione Comunità San Benedetto e ridistribuite alle persone in stato di bisogno in due empori solidali. Il progetto negli anni è cresciuto, le giornate di recupero sono raddoppiate (il martedì e il venerdì). La filiera recupero è tracciata attraverso una semplice app, Bringthefood, che i grossisti utilizzano anche per produrre tutta la documentazione necessaria per la donazione.

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