Le ricadute della firma dell’addendum al protocollo per l’export dei kiwi in Cina, l’opzione treno per percorrere la via della seta, il mutamento dei mercati a causa dell’emergenza sanitaria mondiale e l’import dei prodotti ortofrutticoli, in particolare arance, per poter estendere la stagione e dunque migliorare la competitività del settore. Sono questi alcuni dei temi affrontati durante il webinar “Logistica e nuovi mercati: come cambia l’import-export dell’ortofrutta in Italia” organizzato da myfruit.TV ieri, 30 settembre, e moderato dalla direttrice di myfruit.it Raffaella Quadretti.
Dal dibattito sono emersi una serie di spunti di riflessione su cui il settore ortofrutta sarà chiamato a confrontarsi nell’immediato futuro, a cominciare da due: il timore di nuovi lockdown ha ripercussioni concrete sull’export? La rotaia è il giusto compromesso tra trasporto aereo – il cui punto di debolezza è il costo – e trasporto marittimo, i cui tempi lunghi hanno ricadute negative sulla qualità del prodotto?
L’incertezza regna sovrana, si rischia l’export
Per Marco Rivoira, executive manager gruppo Rivoira, il rischio è concreto: per usare le sue parole, se il 2020 è stato “una montagna-russa dentro un casinò, affrontata con grande professionalità da parte di tutti gli attori coinvolti”, per la stagione autunno-invernale che si appresta a partire, i dubbi sono tanti: “La preoccupazione – spiega – è che l’export possa subire forte contrazioni generate dal timore di eventuali nuove chiusure”.
Sul tema anche Valentina Mellano, Ceo Nord Ovest: “L’incertezza c’era e resta – conferma – E l’esperienza dei lockdown in ordine sparso di sicuro non ha aiutato. Ma ora i servizi stanno tornando alla normalità, la merce cerca sempre strade per arrivare a destinazione”.
Nave o aereo? Treno
E a proposito di strade, quella su rotaia sembra essere un’opzione sempre più concreta per raggiungere i paesi asiatici. A livello di infrastruttura, da un punto di vista tecnico, è fattibile, non ci sono criticità; i costi rispetto al trasporto aereo sono contenuti e i tempi di percorrenza – il cosiddetto transit time – rispetto alle navi container, sono dimezzati. Secondo Simona Rubbi, responsabile legislazione e progettazione Cso Italy, i vantaggi per incentivare i trasporti su rotaia lungo la via della seta ci tutti: “L’unica incognita – puntualizza – è l’embargo russo, ma come Cso Italy stiamo lavorando a livello ministeriale ed europeo per risolvere la questione”.
Per Rivoira, però, molto dipende dal prodotto: perché se è vero che il treno costa meno dell’aereo, con le navi non c’è partita: “Per lavorare nei nuovi mercati – spiega – occorre essere competitivi. Oggi il sistema marittimo ha raggiunto un’efficienza tale che risulta difficile fare altre scelte, soprattutto per prodotti come le mele per le quali, una settimana in più o in meno di viaggio, di fatto, a livello qualitativo non cambia nulla”.
Anche Sara Grasso, export manager Oranfrizer, ne fa una questione di qualità: “Velocizzare i viaggi – spiega – aumenterebbe i numeri delle esportazioni, perché si riducono moltissimo i rischi legati all’alterazione del prodotto”.
Positiva sull’opzione treno anche Mellano, che ricorda: “Durante l’emergenza sanitaria, con i voli a terra e le navi nel caos, le merci si sono mosse moltissimo su ferro: è la giusta via di mezzo tra trasporto aereo e trasporto marittimo, anche se quest’ultimo resta più competitivo. Il treno, però, è più green“.
Bene l’Addendum, ma servono volumi
Poiché il trasporto via mare resta comunque l’opzione più economica, naturalmente tutta la filiera ha accolto con un plauso la firma dell’addendum al protocollo per l’export dei kiwi in Cina, e si prepara, in prospettiva, ad accogliere good news anche per quanto riguarda gli agrumi, le pere e le mele: “E’ stato un lungo lavoro di squadra – racconta Rubbi – e oggi siamo lieti di poter contare sulle navi stiva. I tempi di trasporto via mare si dimezzano da quaranta a venti giorni, a giovarne è soprattutto la qualità dei prodotti che arrivano a destinazione”.
Importare dai nuovi mercati, per accrescere la competitività
A proposito di opportunità, come racconta Sara Grasso, i nuovi mercati rappresentano una valida alternativa anche di import, non solo di export. Complice l’emergenza sanitaria e la conseguente impennata di domanda di prodotti ricchi di vitamina C – agrumi in primis – Oranfrizer ha avuto un’intuizione: perché non estendere la stagione, rispondendo così alle richieste del mercato interno? Gli agrumi importati provengono dall’Australia e dal Sudafrica, l’esperimento può dirsi riuscito: “I prodotti hanno ottime caratteristiche organolettiche e sono apprezzati, i nostri volumi sono incrementati del 30% – conclude – Siamo molto positivi per le stagioni future“.
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