Le arance e la Sicilia, orientale in particolare, rappresentano un connubio stretto e inscindibile, che spesso passa agli onori della cronaca non tanto per le sue eccellenze, quanto per le sue difficoltà. Eppure, contribuire al Pil con 700 milioni di euro e dare lavoro, tra braccianti e operai, produttori e commercianti, a circa 150 mila persone non sono numeri irrisori, quanto una fetta importante dell’economia del Sud Italia. Ed è un caso virtuoso, quello di Salvatore Torrisi e della sua Aat (Agroindustry Advanced Technologies) questa volta conquistare ampio spazio su un quotidiano nazionale, l’inserto Affari&Finanza di la Repubblica di ieri. Oranfresh è il marchio con il quale l’imprenditore siciliano, partito nel 1998, ha raggiunto un fatturato di 10 milioni di euro, dando lavoro, tra dipendenti diretti e indotto, a 120 persone. Macchine vending a gettoni e professionali da banco per ottenere spremute di arancia fresche presenti in Italia, ma soprattutto nei mercati esteri, con un export che ha oramai raggiunto il 70%. Per quella che è stata ribattezzata la Etna Valley, sul modello di quella californiana, pochi ma essenziali i segreti del successo: investire in ricerca e sviluppo e gettare lo sguardo fuori dalle mura domestiche.
Oranfresh. Quando le arance siciliane sono un caso di successo all’estero
Il caso di Salatore Torrisi, leader con le spremute fresche made Etna Valley
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