Orto in bottiglia… di plastica

Una rete di agricoltura biologica urbana contro inquinamento e crisi

In città ad alta densità abitativa, con un forte afflusso di nuovi abitanti (spesso poveri) dalle campagne come L’Havana, Hanoi o Il Cairo, sono già realtà consolidate. Gli orti urbani contribuiscono già a sfamare milioni di individui in tutto il mondo: oggi, secondo il professor Giorgio Giaquinto, docente dell’Università di Bologna, potrebbero rappresentare, in forma evoluta, l’ancora di salvezza per combattere fame, inquinamento ed emarginazione. Secondo la tesi del professore, una rete di agricoltura biologica urbana dovrebbe portare famiglie e piccole aziende a produrre in proprio frutta e verdura, nella misura di 50 kg anno in un orto di un solo metro quadro, recuperando la tecnica della coltura idroponica in bottiglia, già nota dal 1800 e ora riveduta e corretta riciclando bottiglie in Pet, come sta avvenendo con il progetto Garrafas Pet in Brasile, Perù, Burkina Faso e Costa d’Avorio. Oltre che a Bologna, in via sperimentale.

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