La sua zona di produzione è Giavenale, una frazione di Schio (VI), dove all’interno dell’azienda “Orti Sant’Angelo” di Viviana Frizzo e Gianni Cavedon viene coltivato in 400 metri quadrati. La varietà è di quelle tardive, si chiama Optima e ogni pianta (un centinaio in tutto) dà quattro o cinque frutti, nel periodo che va tra metà luglio e i primi di settembre. Complessivamente, se ne producono tra i 4 e i 5 quintali. Si tratta del “Pomodoro di Giavenale”, una micro produzione che, per le sue caratteristiche qualitative e quantitative, ha tutte le carte in regola per potere diventare un presidio Slow Food, ovvero essere iscritta nel registro di quell’associazione che difende la biodiversità e il diritto dei popoli alla sovranità alimentare. Ciò che rende interessante questo pomodoro sono, naturalmente, le caratteristiche organolettiche: pellicola fine, non croccante ma molto carnoso, si presenta leggermente sapido al gusto. In altri termini, un “concentrato” naturale già pronto, coltivato peraltro con metodo biologico. Come riferisce Il Giornale di Vicenza nell’edizione del 10 luglio 2010, il sapore del “rosso” di Giavenale ha già ispirato tra l’altro due gustose ricette al giovane chef Johnny Plazzer del ristorante dello “Schio Hotel”.
Pomodoro di Giavenale, un nuovo presidio Slow Food?
Ancora non registrato dall’associazione che difende la biodiversità, ha però tutte le carte in regola
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