Mozzarella blu, olio alla clorofilla, grani extracomunitari trasformati in pasta italiana: uno stillicidio di notizie che mina la fiducia dei consumatori e suscita reazioni decise. Secondo il Corriere del Mezzogiorno di ieri, a muoversi contro l’ingresso di prodotti agroalimentari di dubbia origine in Italia è stata Coldiretti: prima con i blocchi alle frontiere del Brennero, poi con quelli al porto di Bari. Un no pasaran che unisce acqua e terraferma, sud e nord, a salvaguardia di qualità e concorrenza (in Puglia lo scorso anno l’import di latte è aumentato del 13,83% e sono stati scaricati 2 milioni di quintali di olio, pari all’intera produzione regionale), e che culmina nella proposta di sottoporre a TAC olio, vino e frutta in entrata. La risonanza magnetica permette di individuare le impronte digitali dei prodotti alimentari, determinate da clima e terreni; per la mozzarella, è invece un marcatore molecolare presente nella cagliata fresca a stabilirne la qualità. Indagini a costo contenuto secondo Vito Gallo, ricercatore del Politecnico di Bari, che afferma: “una volta creata una banca dati delle specie ortofrutticole locali e non, potremo facilmente individuarne l’origine”.
“Fronte del Porto” di Coldiretti a Bari
Blocchi e TAC obbligatoria per l’agroalimentare extracomunitario
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