La politica agricola italiana è latitante da molti anni. Firmato agricoltori italiani traditi. Per usare le parole di uno dei manifestanti, ormai si va dalla Sicilia all’Emilia Romagna, i problemi sono il frutto dell’inadeguatezza degli “ultimi dieci ministri”.
Non si salva nessuno nelle parole degli agricoltori che sventolano le bandiere del Cra (Comitati agricoltori traditi), ma in piazza e a guidare i trattori nelle strade urbane c’è pure l’ortofrutta. Rappresentata da Copoi (Coordinamento produttori ortofrutticoli italiani), associazione nata l’anno scorso per chiedere interventi a tutela del settore. Insomma conterà pure lo spirito emulativo della protesta nata in Germania, poi amplificata anche in altri Paesi europei, ma il fuoco della rivolta arde da tempo.
I temi al centro della protesta
I temi del conflitto? Sostanzialmente la mancanza di competitività della filiera che secondo gli agricoltori non ha un efficace supporto pubblico sia a livello nazionale che europeo. I temi sollevati dagli ortofrutticoli sono “la riforma del sistema delle sanzioni e della gestione delle assicurazioni nel caso di calamità naturali, senza dimenticare i danni causati dalla fauna selvatica”.
Nel manifesto fondativo si legge della necessità di “una riforma sia della nuova Pac che la riscrittura di una parte del Pnrr, perché i fondi devono sostenere progetti per l’adeguamento e l’adattamento all’impatto degli effetti dei cambiamenti climatici con l’obiettivo primario di mitigarne le conseguenze sulle produzioni consentendo così, non solo di mantenere reddito e posti di lavoro, ma soprattutto continuare ad essere presenti sul mercato in modo competitivo oltre che garantire al Paese la sicurezza e la sovranità alimentare attualmente messa a rischio dalla grave situazione geopolitica”.
Le rivendicazioni
L’ala ortofrutticola del movimento oggi a Bologna ha avanzato alcune rivendicazioni: “Dev’essere riconosciuto il costo di produzione come punto di partenza per il reddito di ogni agricoltore – parole di Viller Malavasi, referente regionale del Copoi, riportate da Il Resto del Carlino – E questa cifra non deve essere quella data alle Op o alle cooperative, ma ai produttori, altrimenti a chi lavora nei campi non rimane mai nulla per sopravvivere”.
Una valutazione maggiore del prodotto che si associa alla richiesta di ridurre le importazioni allo stretto necessario. Va bene difendere il made in Italy ma è più che arduo, per essere ottimisti, andare a tirare il freno a mano sul commercio internazionale di frutta e verdura. Soprattutto quando si chiede lo stop all’import ovvero “fino a quando vi è una cassetta di merce italiana non si deve importare dall’estero”. Una battaglia che sembra impossibile da vincere.
A Bologna 150 trattori, anche da Modena e Ferrara
I trattori degli agricoltori siciliani hanno rallentato il traffico sulla Palermo-Sciacca, oggi i veicoli agricoli sono entrati in scena in Emilia. Si sono contati 150 trattori in piazza della Costituzione, la sede della Regione Emilia-Romagna, arrivati anche da Modena e Ferrara. E domani Cia Ferrara inviata alla mobilitazione Insieme per cambiare l’agricoltura che si terrà, a partire dalle 9, sulla strada statale 16 ad Argenta “per chiedere una profonda revisione della Pac”. .
In centinaia in Calabria, Umbria, Averuzzi e spuntano comitati in tutta Italia
Ritorno al sud. In Calabria. Come riporta l’Ansa che parla di “centinaia di trattori che, a velocità ridotta, percorrono le principali strade calabresi con inevitabili disagi alla circolazione”. Queste le rivendicazioni: “L’aumento sproporzionato del prezzo del gasolio agricolo e delle materie prime, la concorrenza sleale dei prodotti internazionali e le politiche dell’Unione europea che favoriscono la vendita di prodotti non salubri, come la carne sintetica“. Nel menù della protesta non mancano i preparati a base di insetti.
Mobilitazione anche al centro, in Umbria con una sfilata di trattori a Spoleto: “Ci stanno uccidendo”, lo slogan. Altri trattori in marcia in Abruzzo, a Firenze la protesta ha preso il via con un presidio in piazzale Michelangelo ma si lavorando per far arrivare i trattori in città. Ma il fermento ribolle in tutta Italia. A leggere i canali del Comitato degli agricoltori traditi si moltiplicano le iniziative dal Trentino alla Lombardia con presidio a Milano.