Oggi, 22 marzo, è la Giornata mondiale dell’acqua, la ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992 per sensibilizzare le istituzioni mondiali e l’opinione pubblica sull’importanza di ridurne lo spreco. E la situazione, in Italia come altrove, non è rosea: da due anni il Paese attraversa un periodo di siccità grave, con i livelli nivologici ai minimi storici.
Lo scenario
Per dare il polso della situazione, basti pensare che il Comune di Milano ha proposto di usare i Navigli per l’irrigazione, a Piacenza la portata del Po segna -23,53% rispetto alla media del periodo, nelle stazioni di rilevamento più a monte si arriva a -73 per cento. Gli invasi sui bacini di Adige e Piave hanno deficit del 33 e 59 per cento. I primi due mesi dell’anno, al nord, sono stati più caldi rispetto all’anno scorso mediamente di 1,44 gradi: all’inizio di marzo, in Piemonte, ossia nella regione finora più colpita, una ventina di comuni dovevano già ricorrere alle autobotti a causa della carenza d’acqua.
“Nell’inverno appena concluso il deficit di poggia e neve in tutto il territorio provinciale, variabile da zona a zona, ha raggiunto picchi negativi del -82 per cento – riassume Coldiretti Cuneo basandosi sui dati della rete agrometeorologica del Piemonte – Nella Granda la portata di tutti i corsi d’acqua è enormemente al di sotto delle medie storiche e l’approvvigionamento dalle falde risulta difficoltoso, con conseguenze pesanti sull’imminente stagione irrigua e sulle performance di un comparto strategico per il made in Cuneo, l’agricoltura, che oggi vale oltre tre miliardi”.
“L’acqua è una risorsa fondamentale per far l’operatività di 1,5 milioni di imprese agricole, circa 330mila aziende manifatturiere idrovore e oltre 9mila imprese del settore energetico – si legge nel Libro Bianco 2023 Valore acqua per l’Italia realizzato dall’Osservatorio istituito dalla Community Valore Acqua per l’Italia creata nel 2019 da The European House – Ambrosetti – L’emergenza idrica potrebbe mettere a rischio 320 miliardi tra imprese idrovore e filiera estesa dell’acqua, il 18% del Pil italiano, ma si può rispondere alla crisi con il modello circolare delle 5R: raccolta, ripristino, riuso, recupero e riduzione”.
Le risorse economiche (7,8 miliardi) sono bloccate
Tra Pnrr (Piano nazionale di resilienza e ripartenza) e altri fondi europei e nazionali, per combattere la siccità sono stati stanziati 7,9 miliardi. I quali, però, sono bloccati dalla burocrazia.
E proprio allo sblocco dei fondi potrebbe essere dedicata una parte del decreto contro la siccità che il governo sta mettendo a punto.
Con il decreto dovrebbe anche essere istituita una cabina di regia che servirà a elaborare un piano idrico straordinario nazionale per individuare le priorità di intervento e la loro adeguata programmazione.
Le infrastrutture non sono adeguate
Nel frattempo, secondo l’Istat, ogni giorno, per via delle infrastrutture di distribuzione fatiscenti, si perdono 157 litri per ogni abitante.
In nove regioni le perdite sono superiori al 45%, con i valori più alti in Basilicata (62,1%), Abruzzo (59,8%), Sicilia (52,5%) e Sardegna (51,3%). Male anche la situazione a livello di comuni. Più della metà dei comuni italiani (il 57,3%) ha perdite idriche totali in distribuzione uguali o superiori al 35% dei volumi immessi in rete. Un comune su quattro ha perdite di almeno il 55 per cento.
“Quasi nove litri di pioggia su dieci non vengono raccolti per carenze infrastrutturali – fa notare Coldiretti – Crescita delle temperature, sfasamenti stagionali e soprattutto variazione della distribuzione e dell’intensità delle piogge sono effetti dei cambiamenti climatici che richiedono interventi strutturali”.
“C’è sempre minore disponibilità di acqua, che è fondamentale per tante attività umane – commenta Massimo Iannetta, responsabile divisione biotecnologie e agroindustria di Enea – Per noi italiani le produzioni made in Italy rappresentano un fiore all’occhiello, per cui salvaguardare queste produzioni significa tutelare la risorsa idrica affinché sia sempre disponibile per queste attività produttive. Dobbiamo focalizzare l’attenzione sugli strumenti a nostra disposizione per produrre più cibo con meno acqua. In tal senso, un ambito importante è quello delle infrastrutture, occorre tornare a essere protagonisti nella realizzazione del nostro sistema irriguo, evitando le perdite infrastrutturali di questa risorsa”.
Anche lo spreco alimentare non aiuta
A peggiorare le cose, in Italia, è anche lo spreco di alimenti stimato in 524,1 grammi pro capite a settimana. Secondo una rilevazione dell’Osservatorio Waste watcher international l’impronta idrica del cibo non consumato e buttato vale 140 miliardi di litri d’acqua all’anno, il che significa circa 280 miliardi di bottiglie da mezzo litro.
Una stima che parte dal dato di acqua utilizzata in agricoltura pari, secondo Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), a 11,9 miliardi di metri cubi: “La crisi climatica – rileva il direttore scientifico dell’Osservatorio waste watcher Andrea Segrè – impone a ciascuno di noi comportamenti responsabili sia nell’utilizzo dell’acqua, sia nella prevenzione dello spreco alimentare”.
Le previsioni non sono favorevoli
Secondo il Jrc (Joint research centre) fino ad aprile 2023 la siccità in Europa dovrebbe restare sui livelli attuali, con l’Europa occidentale che dovrebbe registrare condizioni leggermente più secche della media 1981-2016. Da maggio le cose potrebbero peggiorare: “Le previsioni stagionali fino a maggio 2023 indicano condizioni probabilmente più calde del solito in Europa, con anomalie positive maggiori nelle regioni centro-meridionali”.
Italmercati: “Serve una commissione permanente”
“Nel 2022 la siccità ha colpito il 10% della produzione agricola nazionale con conseguenze importanti sull’andamento dei prezzi – commenta Fabio Massimo Pallottini, presidente di Italmercati – Fino a poche settimane fa i prodotti alla base della nostra dieta, come il pomodoro, hanno registrato un prezzo superiore del 30% a causa della mancata disponibilità sul mercato. Chiediamo una strategia idrica che permetta una programmazione della gestione dell’acqua risolutiva sul breve periodo con una attenzione maggiore ai settori più sensibili come quello agricolo, agroalimentare ed energetico. La proclamazione dello stato di emergenza idrica per il nostro Paese non è purtroppo una possibilità remota. Italmercati ritiene urgente accelerare il lavoro del governo per la costituzione di una Commissione permanente per la gestione efficiente e razionalizzata del sistema idrico. Una cabina di regia che monitori la rete infrastrutturale che attinge e distribuisce l’acqua per i prodotti agroalimentare e che decida in maniera netta le tecnologie da mettere a terra per risolvere il problema della siccità”.
Confagricoltura Toscana: “Troppa burocrazia”
“Per risolvere il problema siccità in modo strutturale è necessario fare grandi invasi e togliere la burocrazia – dichiara il presidente di Confagricoltura Toscana Marco Neri – La pioggia degli ultimi giorni ci ha fatto tirare un momentaneo sospiro di sollievo perché ha salvato tante colture. Ma il problema è a monte e riguarda l’accumulo di acqua in previsione dell’estate. La Regione Toscana si è mossa predisponendo un piano di grandi invasi, unica soluzione di sistema, ma il governo ancora non ha dato il via libera. Ci auguriamo che arrivi presto, perché la questione non è più rinviabile”.
“C’è però bisogno – continua il presidente di Confagricoltura Toscana – anche di piccoli invasi aziendali. E qui il nemico è la burocrazia. Le aziende vengono stoppate da due problemi: le tante, troppe, norme e vincoli e gli alti costi della progettazione. Serve un’opera di snellimento delle procedure”.
Coldiretti: “Organizzarsi contro il climate change”
D’accordo il direttore di Coldiretti Cuneo Fabiano Porcu che conclude: “Di fronte alla tropicalizzazione del clima è indispensabile organizzarsi per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi per renderla disponibile nei momenti di difficoltà. Per questo la Coldiretti ha elaborato con Anbi (Associazione nazionale bonifiche irrigazioni miglioramenti fondiari) il progetto laghetti per realizzare una rete di piccoli invasi diffusi sul territorio, senza uso di cemento e in equilibrio con i territori, per conservare l’acqua e distribuirla quando è necessario ai cittadini, all’agricoltura e all’industria”.