La notizia è di poco fa: il presidente del Consiglio dei ministri Mario Draghi ha deliberato cinque milioni di aiuti per fare fronte alle prime necessità dei comuni e dei cittadini pesantemente colpiti dall’alluvione che ha devastato il centro-Italia.
La scorsa notte una bomba d’acqua, o meglio un V-shaped per dirla con le parole degli esperti, si è infatti abbattuta tra Marche e Umbria: il bilancio in termini di vite umane e di distruzione è pesantissimo, sono almeno nove le vittime e alcuni comuni, per esempio Cantiano (Pesaro-Urbino), di fatto non esistono più.
Prematura la conta dei danni in campi e serre
Al momento, dunque, è prematuro parlare di danni alle colture: si sta ancora scavando per trovare i dispersi, si lavora per mettere in sicurezza le zone colpite, per trovare una sistemazione agli sfollati, che sono centinaia, e per ripristinare le utenze, mancano luce, gas, elettricità.
In ogni caso, di sicuro campi e serre non sono scampati alla furia di quello che gli esperti hanno definito un V-shaped, ossia un temporale autorigenerante di un’intensità eccezionale e quasi impossibile da prevedere.
“E’ ancora presto per fare stime sui danni – ha sintetizzato Giovanni Bernardini, presidente di Copagri Marche – anche se è del tutto evidente sin da ora che sono andate quasi completamente distrutte le coltivazioni in campo delle zone maggiormente colpite, che risultano essere l’Anconetano e il Pesarese, con particolare riferimento alle zone attraversate dai fiumi Nevola e Misa”.
Nelle Marche è stato dichiarato lo stato di emergenza, ma ora si teme per le altre zone d’Italia.
La pioggia di sei mesi in una notte
La quantità di pioggia che si è abbattuta in poche ore è quella che normalmente cade in sei mesi, circa 420 millimetri. Secondo gli esperti si tratta del frutto della siccità e del caldo degli ultimi mesi: il sistema temporalesco che ha devastato le Marche è infatti nato a ovest della Sardegna, ha attraversato il Tirreno prendendo energia dal mare caldissimo, e si è trasformato nei nubifragi torrenziali e nelle piene drammatiche una volta giunto sugli Appennini.
Danni anche al sud e previsioni scoraggianti
La pioggia e il forte vento si sono poi spostati al sud. Stamattina, in Puglia, nella provincia di Barletta-Andria-Trani, hanno causato diversi danni, soprattutto a Margherita di Savoia, dove nell’impianto produttivo delle saline è stato distrutto un carro ponte.
E non sembra essere finita. Per i prossimi giorni è allerta meteo nelle Marche, in Puglia – soprattutto nel Gargano – e in Trentino.
Secondo le previsioni il meteo rimane instabile al sud, con calo termico, vento e temporali sparsi, anche molto forti su Campania e Calabria. A Termoli in queste ore il mare è in burrasca. Non va meglio al nord: è previsto maltempo intenso su Triveneto ed Emilia Romagna con venti forti e piogge intense.
Quanto al centro-Italia, le zone più colpite sono state il Senigalliese, in provincia di Ancona, e l’Alto Pesarese, al confine con l’Umbria. Oggi il maltempo sta concedendo una tregua temporanea, ma per domani sono previsti nuovi temporali.
I commenti degli stakeholder
“Gli agricoltori sono pronti a fare la propria parte e aiutare in questo momento di emergenza, ma questa tragedia dimostra l’urgenza di avviare un piano di manutenzione strutturale del territorio – ha dichiarato il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini – Il rischio idrogeologico in Italia coinvolge il 10% della superficie nazionale e riguarda 6.633 comuni, un cittadino su dieci si trova in aree esposte al pericolo. Non sono più rinviabili interventi infrastrutturali, a partire dalla rete idraulica”.
“Si palesa una volta di più la grande necessità per il nostro Paese di dotarsi di un serio e strutturato piano nazionale di assetto idrogeologico che contrasti con decisione il consumo di suolo – ha affermato il presidente della Copagri Franco Verrascina – si tratta di un’esigenza non più procrastinabile”.
“Passata l’immediatezza dell’emergenza urge pensare al domani – ha commentato Sabrina Diamanti, presidente del Consiglio degli ordini dei dottori agronomi e dottori forestali – Siamo a disposizione della protezione civile, con cui abbiamo un protocollo proprio per agire rapidamente in questi momenti di emergenza, e siamo a disposizione anche delle istituzioni, servono le conoscenze e le competenze dei tecnici”.
“Dobbiamo continuare a lavorare in modo coordinato e multidisciplinare per mitigare i rischi idrogeologici – ha concordato Arcangelo Francesco Violo, presidente del Consiglio nazionale dei geologi – apprezziamo le parole del ministro Enrico Giovannini (ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili) che ha ricordato il recente stanziamento di 19 milioni per la progettazione di interventi finalizzati a fronteggiare l’emergenza idrica e a rafforzare il sistema dei bacini idrografici. Occorrono interventi improcrastinabili, da realizzare al di là del colore politico”.