Assomela, l’associazione dei produttori italiani di mele, che rappresenta circa il 75% della produzione melicola nazionale ed il 20% di quella europea, ha ufficialmente risposto alla consultazione pubblica promossa dalla Commissione Europea in merito alla proposta di regolamento per l’uso sostenibile dei fitofarmaci (Sur) che, se venisse applicata così come è ora, imporrebbe all’Italia una riduzione del 62% dell’uso dei fitofarmaci. Vista la grande importanza del dibattito per il settore ortofrutticolo italiano, oltre alla posizione espressa da Assomela in nome di tutti i produttori italiani, anche le Op Vog, Vip e Melinda hanno risposto con proprie posizioni.
La proposta della Commissione, che trasforma in regolamento quello che prima era una direttiva, sarebbe estremamente penalizzante per il settore ortofrutticolo italiano ed europeo che da anni continuano ad investire nello sviluppo e nell’applicazione di soluzioni sostenibili per la protezione delle colture.
Si chiedono tempi più lunghi per la riduzione della chimica
Per quanto riguarda il settore delle mele, tutte le Op italiane rispettano stringenti protocolli di produzione integrata o biologica. Ad esempio, a partire dagli anni ’90, sono state applicate strategie di confusione sessuale con feromoni su circa l’85% dell’intera superficie coltivata a melo dell’Italia settentrionale per il controllo della carpocapsa senza l’utilizzo di prodotti di sintesi. L’utilizzo di questa tecnica, così come l’uso di nuove tecniche di distribuzione dei fitofarmaci, ha permesso di ridurre significativamente la quantità totale di sostanze attive negli ultimi anni, sia in termini di volume che di rischio.
Una proposta considerata inadeguata
L’obiettivo di ridurre l’applicazione di prodotti fitosanitari richiede tempi realistici, che consentano l’introduzione di nuove soluzioni tecnologiche, tra cui ad esempio tecniche genomiche, e l’applicazione di alternative concrete che possano sostituire i prodotti esistenti mantenendo lo stesso grado di efficacia. Un regolamento così impostato, frutto del Green Deal e della strategia Farm to Fork, appare oggi più che mai una proposta inadeguata e debole, in particolare per la mancanza di adeguati studi di impatto da parte delle autorità europee che non hanno considerato i possibili effetti sulle aziende conseguenti all’applicazione delle strategie.
Così, l’inevitabile calo della produzione agricola europea potrebbe aumentare la dipendenza dalle importazioni da Paesi terzi, di qualità e sicurezza meno verificabili, alle quali, al momento, non verrebbero applicate le stesse condizioni imposte ai produttori europei.
Un altro elemento molto preoccupante della proposta del regolamento è la definizione poco chiara di aree sensibili in cui l’uso di tutti i prodotti fitosanitari sarebbe vietato. Un divieto totale dei prodotti fitosanitari in queste aree, oltre alla perdita di produzione, potrebbe favorire la comparsa di nuovi parassiti e di malattie secondarie.
Assomela è preoccupata
Assomela, inoltre, è anche molto preoccupata in relazione ai cosiddetti indici di intensità introdotti dalla Sur, con la formula proposta dalla Commissione che darebbe all’Italia un target di riduzione dell’uso dei fitofarmaci del 62%. Questo generico obiettivo non considera le grandi differenze tra regioni, territori e colture, con esigenze diverse e specifiche e, così formulato, è semplicistico, inaccettabile e insostenibile, poiché non considera gli enormi impatti sulla produttività e sulla competitività del settore ortofrutticolo. È necessario intraprendere azioni per facilitare il coordinamento tra gli attori istituzionali a ogni livello di governance, garantendo il dialogo, la flessibilità e tutti e tre i pilastri della sostenibilità, in primo luogo la sostenibilità economica delle produzioni, assicurando l’effettiva sopravvivenza degli agricoltori.
Assomela ribadisce l’importanza di un approccio che sostenga i produttori, con tempi realistici e metodi scientifici, tenendo conto degli sforzi già compiuti negli ultimi anni per ridurre le quantità di fitofarmaci. Prima che le aziende agricole europee siano messe a rischio e che i consumatori siano costretti ad acquistare prodotti di Paesi terzi con legislazione meno restrittiva di quella europea, gli obiettivi della strategia Farm to Fork e la riduzione dei fitofarmaci proposti dovranno essere urgentemente revisionati. L’attuale proposta rischia seriamente di provocare impatti devastanti sulla capacità produttiva europea e di mettere in pericolo la sostenibilità dell’intero sistema produttivo ortofrutticolo dell’UE e la sicurezza alimentare del continente.
Fonte: Assomela