La manodopera, in tutte le sue sfaccettature, è un argomento che, soprattutto nel settore agricolo, resta sempre in primo piano. Da un lato ci sono gli aspetti legati alla carenza di braccianti, dall’altro gli aspetti contrattuali, non sempre trasparenti.
Ma qualcosa, a livello centrale, sembrerebbe che stia cambiando. Il Senato è infatti al lavoro per vagliare l’ipotesi di introdurre il salario minimo, ossia una retribuzione oraria sotto la quale non sarebbe più lecito andare.
Nel frattempo si registrano i primi risultati (postivi) circa il rafforzamento dell’Ispettorato nazionale del lavoro finalizzato a sconfiggere la piaga del caporalato. Nel 2022, rispetto alle 34 dello scorso anno, sono già 600 le aziende sospese per irregolarità.
Salari, il Governo valuta la retribuzione minima di 9 euro/ora
E’ entrato nel vivo il processo parlamentare relativo al salario minimo: è infatti al vaglio della commissione Lavoro del Senato la presa in esame del ddl firmato dell’ex ministra del lavoro nel Governo Conte bis, Nunzia Catalfo (M5S).
La proposta ruota attorno alla cifra di 9 euro all’ora, al netto dei contributi previdenziali. Nella pratica, se la proposta diventasse legge, non potrebbero più esistere contratti di lavoro con una retribuzione oraria minore a questa somma.
Il che rappresenterebbe una svolta per tanti lavoratori: secondo l’Inps sono 4,5 milioni coloro che non raggiungono questa cifra e, di questi, 2,5 milioni non raggiungono nemmeno quota 8 euro.
Se passasse il salario minimo, naturalmente, per i contratti che prevedono una retribuzione superiore ai 9 euro non cambierebbe nulla.
Caporalato, aumentano del 411% i controlli
Il potenziamento dell’organico dell’Ispettorato nazionale del lavoro (che passa da 4mila a 6.500 addetti), secondo quando rilasciato dal ministro del Lavoro Andrea Orlando, starebbe dando i primi frutti.
Nell’ambito della lotta al caporalato, ha dichiarato il ministro, “si registra un aumento delle verifiche del 411 per cento”. Il che ha portato alla “sospensione negli ultimi 6 mesi di circa 600 aziende, nel 2021 erano state 34”.
“La prassi – ha aggiunto – prevede che le aziende sospese, quando si ripristino le condizioni di legalità, possano ripartire. E gran parte di queste imprese sono ripartire. Si tratta di un segnale forte”.