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Alexandra Caminschi: “Il mio lavoro con la Russia e con l’Ucraina”

Le riflessioni della fondatrice di Advice & Consulting, impegnata nell’export delle tecnologie italiane verso i Paesi Cis

Nata in Moldavia, dove ha vissuto fino ai 16 anni, Alexandra Caminschi nel 2016 ha fondato in Italia l’azienda di consulenza Advice&Consulting che offre un servizio a 360 gradi a chi desidera investire in frutticoltura e realizzare frutteti intensivi con tecnologie made in Italy, in particolare nei Paesi Cis (Comunità degli stati indipendenti, costituita nel 2001 in concomitanza con lo scioglimento dell’Unione Sovietica, e composta da Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Federazione Russa, Tagikistan, Uzbekistan, ndr).

“In pochi anni siamo cresciuti molto, abbiamo quattro filiali all’estero e numerose realtà agricole che abbiamo assistito oggi stanno raccogliendo i frutti del nostro lavoro insieme; questa per me è una grande soddisfazione e una spinta per migliorarci quotidianamente – ricorda Alexandra – La mia professione nasce ascoltando gli agricoltori, le persone che con amore e impegno progettano e coltivano la terra e che, pure affrontando importanti avversità climatiche, con dedizione continuano il loro lavoro. Che siano italiani, russi o ucraini tutti hanno lo stesso spirito ottimista”.

“Oggi, però, abbiamo a che fare con un avversità che mai avrei pensato di affrontare nella mia vita e mai avrei pensato potesse succedere nel 21esimo secolo, lavoro sia con la Russia, sia con l’Ucraina, entrambi popoli di grande cuore, e la richiesta fatta dai media negli ultimi giorni nonché, di conseguenza, dalle persone che ne vengano influenzate di prendere una posizione mi rammarica e mi fa arrabbiare molto. Non è possibile prendere una posizione pro Ucraina e contro Russia o viceversa, non contro le persone normali! Non è ammissibile questo sviluppo della russofobia che sta prendendo piedi in questi giorni. Mi aspettavo dalla cultura europea, da questo Occidente, più capacità diplomatiche, più capacità di negoziazione nella ricerca di un compromesso, perché questo è il negoziato: fare capire alle parti interessate che ognuna deve cedere un po’. E fare tutti un passo verso la pace!”.

Nel 2014 sono state imposte sanzioni dall’embargo russo e da allora l’ortofrutta italiana non può soddisfare i consumatori russi. La Federazione Russa ha messo in atto un piano di sviluppo agricolo e sono sorti frutteti immensi, centrali di frigoconservazione, sale di lavorazione e così di seguito.

Sanzioni contro la Russia che faranno soffrire le imprese italiane

“Siamo cosi sicuri che queste nuovi sanzioni faranno soffrire la Russia? – si chiede Caminschi – O, invece, faranno soffrire di più gli imprenditori italiani che hanno investito nella relazione commerciale con questi mercati e hanno contratti di fornitura in essere, contratti che ora non potranno essere soddisfatti? Non penso solo della Russia. Tutte le repubbliche post-sovietiche stanno soffrendo in questo momento, una conseguenza indiretta su questi mercati che avevano fornito ortofrutta in Russia e stanno aspettando i pagamenti che purtroppo non arrivano. Così sono in stand-by le decisioni di investimenti e non possono essere saldati i contratti di fornitura con le aziende italiane per piantine, reti antigrandine, macchinari agricoli nonché pagati i lavoratori. Ovviamente, tutto questo impatterà sulle aziende italiane interessate”.

Difficoltà per logistica e pagamenti

“Le difficoltà economiche legate ai pagamenti in valuta da quei mercati e le complicazioni per la logistica ci stanno creando seri problemi – continua l’imprenditrice – Ho ricevuto preventivi di 25mila euro per camion verso l’Uzbekistan che nella normalità costerebbe un terzo di quella cifra; per non parlare dei camion spediti andati dispersi perché l’autista di nazionalità russa è stato picchiato ai confini, vere follie”.

Cosa deve e può fare una giovane imprenditrice che ha focalizzato la propria attività nell’export delle tecnologie italiane verso i Paesi Cis? “Cosa devono fare gli imprenditori che hanno relazioni commerciali in questi Paesi? Chi risarcirà le perdite causate da questa mancata capacità diplomatica di fermare la guerra prima che iniziasse? Perché tutti sapevano che era alle porte. Addirittura gli Stati Uniti davano notizie dei giorni esatti in cui sarebbe scoppiata. Io continuerò a fare quello che mi hanno sempre insegnato gli agricoltori – conclude Alexandra Caminschi – Lavorare perché la natura ha i suoi tempi e non aspetta nessuno. Continuerò nel mio percorso e rimarrò a fianco degli agricoltori e degli investitori, analizzando le nuove circostanze per progettare soluzioni vantaggiose per tutti”.

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