Anicav e Confagricoltura Toscana tornano sull’operazione dei Carabinieri che ha portato al sequestro di 3.500 tonnellate di conserve di pomodoro etichettate 100% italiano e 977 tonnellate di prodotto semilavorato e concentrato di pomodoro di provenienza extra-Ue, in fusti e bidoni, per un valore complessivo di almeno 3 milioni di euro.
Il punto di vista di Anicav
“In merito alle indagini avviate dai Carabinieri per la Tutela agroalimentare e forestale in provincia di Livorno, che hanno coinvolto il Gruppo Petti e alcuni suoi dirigenti – sottolinea Anicav (Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali) – siamo assolutamente certi che gli inquirenti potranno chiarire nel più breve tempo possibile quanto effettivamente accaduto in questa vicenda, anche per evitare speculazioni che troppo spesso hanno messo a repentaglio l’immagine di un comparto fondamentale per la filiera agroalimentare italiana. Nel frattempo, non possiamo che riporre la stessa fiducia anche nell’azienda coinvolta augurandoci che possa, dal canto suo, chiarire la propria posizione e dissipare ogni dubbio sul proprio lavoro”.
L’Associazione ribadisce il suo totale impegno a favore della massima trasparenza a tutela dei consumatori, così come testimoniato nel corso degli anni anche dalle posizioni assunte a sostegno dell’introduzione dell’etichettatura di origine obbligatoria per tutti i derivati del pomodoro, che, ha reso obbligatorio ciò che volontariamente le nostre aziende già fanno e continueranno a fare indicando in etichetta la provenienza italiana del pomodoro.
Petti, Confagri Toscana: “A rischio la filiera produttiva del pomodoro maremmano”
“La frode che ha riguardato l’azienda Petti è il chiaro segnale che il pomodoro maremmano deve essere valorizzato ancora di più di quanto non sia stato fatto fino ad oggi – così Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana, sulla vicenda che ha coinvolto l’azienda toscana che utilizza parte del prodotto da industria coltivato in Maremma – Se confermato dalla indagini, il comportamento dell’azienda è assolutamente da stigmatizzare e mette ancora più in evidenza come l’aumento della domanda di questo prodotto renda necessario una maggiore valorizzazione, anche economica, del pomodoro maremmano. Il consumatore deve scegliere non solo in funzione del prezzo, ma della qualità. Se ci fosse una minore marginalità sulla distribuzione e commercializzazione forse riusciremo a tutelarlo ancora di più”.
In Toscana sono coltivati a pomodoro circa 2mila ettari, il 50% dei quali in Maremma ed il resto tra le province di Livorno e Pisa e il Mugello. Per coltivarlo in provincia di Grosseto si spendono mediamente dai 5 ai 7mila euro per ettaro, con una resa di 850 quintali. “Se lo si pagasse, come avveniva nel 2017, 82 euro alla tonnellata, non sarebbe più conveniente la sua coltivazione. Con l’avvento di Petti, vi è stata una crescita del prezzo all’origine fino ai 105-120 euro e dunque ad una redditività più elevata, ma ancora non sufficiente a garantire i margini giusti per gli agricoltori. Spero – conclude Neri -che ipotesi di reato come quelle contestate alla azienda livornese non frenino e non pregiudichino in qualche modo la trasformazione toscana, perché si rischierebbe di interrompere una filiera importante per l’economia toscana e la sostenibilità economica e ambientale”.
Plauso di Gallinella
“Il comparto agroalimentare italiano è una eccellenza del nostro Paese che è necessario valorizzare ma anche tutelare attraverso i controlli – ha commentato Filippo Gallinella, deputato del MoVimento 5 Stelle e presidente della commissione Agricoltura della Camera – Per questo, esprimo gratitudine e sostegno all’operazione in tema di sicurezza alimentare a tutela del consumatore condotta dal Comando Carabinieri per la tutela agroalimentare, che ha portato all’esecuzione di un imponente sequestro nello stabilimento produttivo di una impresa operante nel settore conserviero e della trasformazione agroalimentare, a carico di sei soggetti su cui si indaga per concorso in frode in commercio”.
“L’illecita procedura di utilizzare pomodoro concentrato estero miscelandolo con semilavorati italiani è stata riscontrata anche in flagranza – conclude – L’attività investigativa, a cui va il mio plauso, ne ha fatto emergere il disegno fraudolento di attribuire al prodotto caratteristiche di origine e composizione diverse da quelle reali. Ringrazio ancora gli organi di controllo che, con i loro puntuali e costanti accertamenti, tutelano le imprese sane del nostro made in Italy e garantiscono ai cittadini prodotti di qualità”.
Coldiretti: stop alle frodi, sale 17% import pomodoro da Cina
L’attività di contrasto alle frodi è importante in una situazione in cui nel 2020 sono aumentate del 17% le importazioni di derivati del pomodoro dalla Cina che con la spedizione di 69 milioni di chili è il principale fornitore dell’Italia nell’anno del Covid. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti su dati Istat divulgata in occasione del sequestro da parte dei carabinieri per la tutela agroalimentare di 4.477 tonnellate di pomodoro, per lo più confezioni di conserve (3.500 tonnellate) etichettate come ‘pomodoro 100% italiano’ e/o ‘pomodoro 100% toscano’ pronte per la commercializzazione, il resto (977 tonnellate) prodotto semilavorato e concentrato di pomodoro di provenienza estera (extra-Ue), in fusti e bidoni, nel deposito Italian Food spa del Gruppo Petti nello stabilimento di Venturina (Livorno).
Grazie al pressing della Coldiretti è infatti in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e altri derivati del pomodoro era arrivato grazie alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale 47 del 26 febbraio 2018, del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.
Secondo Coldiretti, pertò, occorre vigilare poiché nell’ultimo anno si è verificato un aumento degli sbarchi dall’estero di derivati di pomodoro che arrivano per quasi la metà dalla Cina in fusti industriali da 200 chili di peso di concentrato da rilavorare e confezionare.
I derivati del pomodoro sono il condimento più apprezzato dagli italiani che ne consumano circa 30 chili a testa all’anno a casa, al ristorante o in pizzeria secondo le stime della Coldiretti. Ad essere preferiti, sono stati nell’ordine – conclude la Coldiretti – le passate, le polpe o il pomodoro a pezzi, i pelati e i concentrati.
Fonte: M5S Commissione Agricoltura Camera – Coldiretti – Confagricoltura Toscana – Anicav