Il punto di Fruchthandel

Ortofrutta, intelligenza artificiale e certe distanze incolmabili

Un computer non potrà mai scrivere un testo originale su frutta e verdura. Non ha la consapevolezza per farlo

Sulle pagine di Fruchthandel Magazin Michael Schotten ragiona su limiti e virtù dell’intelligenza artificiale. Applicata al mondo del giornalismo e, anche, al settore ortofrutticolo. Con alcune similitudini.

Quello che leggerete in questo numero – inizia Schotten – è stato scritto da persone, non da computer. Ve lo assicuro, perché conosco personalmente le persone che scrivono, pensano e sentono. Senza grosse difficoltà sintattiche o semantiche, tuttavia, il lavoro di giornalista avrebbe potuto essere svolto anche da programmi di Intelligenza Artificiale (IA), se fosse stato assegnato loro un adeguato compito di ricerca.

Questo argomento avrebbe potuto essere trattato anche da ChatGPT o da altri bot che rispondono alle domande. Almeno così dicono i sostenitori dell’IA, che hanno torto e ragione allo stesso tempo. Da un lato, i testi dell’IA appaiono spesso stilisticamente maldestri, e la “paternità artificiale” viene quindi apertamente smascherata. Dall’altro lato, l’IA ha un grande potenziale in molti contesti applicativi, anche nel settore ortofrutticolo: ad esempio, se riduce la complessità o aumenta la sicurezza e la precisione dei processi.

L’IA può anche essere molto utile nella valutazione e nella compilazione delle informazioni. A patto che non si tratti di processi creativi. È qui che i sostenitori dell’IA si sbagliano. Anche l’intelligenza artificiale più intelligente non è creativa o intelligente nel senso umano e, quindi, rilevante. Non può né pensare né sentire ed è definita proprio dalla distanza incolmabile che una simulazione quasi perfetta dell’intelligenza umana sembra solo ridurre.

Lo scienziato informatico Larry Tesler ha descritto con precisione questo aspetto quando ha detto: “L’intelligenza è tutto ciò che le macchine non hanno ancora realizzato”. Ma una volta realizzata, ritorna al rango di operazione computazionale arbitrariamente ripetibile.

Anche i bot possono sbagliare

I testi, poi, vengono già messi insieme o ricombinati a una velocità e a una qualità folli. In modo tale che spesso sono difficilmente distinguibili da quelli scritti da esseri umani. Questo sconcerta tutti coloro che ne sono colpiti, ad esempio nelle scuole o nelle università, e senza dubbio anche nel giornalismo. A un esame più attento, tuttavia, risulta chiaro che anche i bot che rispondono alle domande possono sbagliare, e non per simulare realisticamente il comportamento umano. A volte si verificano palesi errori di valutazione e confusione, persino diffamazioni e insulti sgradevoli, che non erano previsti nel comando di input. Un bot di questo tipo, con “tendenze becere”, è stato recentemente ritirato dal mercato in pochissimo tempo. Dopotutto, si tratta soprattutto di un prodotto che promette affari miliardari.

Il difetto maggiore, però, è che molti testi mancano di profondità e di acutezza tematica, oltre al fatto che non c’è un autore che possa entrare in un dialogo individuale con i lettori. Per questo motivo – per quanto affascinanti siano le possibilità tecniche e per quanto in futuro si produrranno più testi in automatico di oggi – vogliamo continuare a contribuire con il nostro punto di vista soggettivo ma sempre equilibrato.

Perché a noi, proprio come a voi, piace toccare, annusare e assaggiare frutta e verdura. Un computer può interpretare i dati alla base delle impressioni sensoriali e identificare i gruppi target sulla base di analisi semantiche. Ma un computer non potrà mai scrivere un testo originale su frutta e verdura. Non ha la consapevolezza per farlo.
Myfruit.it e la sottoscritta concordano.

Fonte: Fruchthandel

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