I frutti dell’estate – segnatamente angurie e meloni – stanno vivendo, ciascuno per motivazioni specifiche, uno stallo dei consumi. A raccontarlo è Gianluigi Zaffaroni, presidente del Sindacato Provinciale Dettaglianti Ortofrutticoli di Milano, nonché fruttivendolo e fornitore del canale Ho.Re.Ca. «Il problema climatico riscontrato nel mese di maggio ha influenzato la reperibilità dei meloni, mentre il caldo tardivo ha rimandato il consumo dell’anguria, un frutto gradito tipicamente nelle giornate più calde». «Come si dice in gergo – ha proseguito – sul cocomero il consumatore non ha ancora messo la bocca, mentre i meloni li acquisterebbe volentieri. Ma al momento l‘offerta è proprio scarsa».
In pratica, l’andamento climatico bizzarro riscontrato nelle ultime settimane ha fatto sì che, per quanto attiene il melone, si sia perso il primo castello della produzione. E pertanto, per colmare il vuoto produttivo, occorrerà aspettare la seconda fioritura, circa due settimane.
«Sebbene l’offerta sia scarsa – ha precisato Zaffaroni – i prezzi del melone non sono comunque esagerati, perché il consumatore oggi fa acquisti più oculati: stabilisce un prezzo massimo di acquisto e se il prodotto costa di più, cambia referenza. In altri termini, lo “scandalo” delle zucchine a 5 euro al chilo di qualche anno fa, oggi non è più possibile».
Quanto all’anguria, l’arrivo delle belle e calde giornate dovrebbe invertire la tendenza al non consumo registrata nei giorni scorsi ma, come ha precisato Zaffaroni, anche in questo caso sarà una questione di prezzi: i consumi aumenteranno con l’innalzarsi della temperatura, a patto che i prezzi non vadano alle stelle e siano calmierati.
Non solo. Sull’anguria occorre fare qualche riflessione anche in merito alla modalità di presentazione del prodotto: il consumatore non è più disposto ad acquistare e refrigerare la mezza anguria o, ancor peggio, quella intera, ma desidera un prodotto pratico, pronto al consumo. «Si tratta di un prodotto ingombrante – ha spiegato il Presidente – e pertanto oggi il consumatore preferisce scegliere la cocomerina oppure il prodotto a fette o cubettato. L’anguria intera è oramai relegata al pranzo di Ferragosto». Quanto alle caratteristiche organolettiche dei due frutti in questione, Zaffaroni non ha dubbi: il melone deve essere dolce e il cocomero deve essere pratico. A entrambi, però, deve essere riconosciuta la qualità. «La qualità viene prima del prezzo, quest’ultimo normalmente determinato dalla stagionalità – ha puntualizzato il presidente -. Di certo non conta più la quantità produttiva, l’elemento di scelta sono le garanzie». Il che significa che il mercato, oggi, in generale chiede un prodotto che abbia alle spalle delle specifiche produttive: non deve essere per forza biologico, ma ben vengano la lotta integrata o la tracciaibilità di filiera.
«Il consumatore italiano – ha concluso – oggi si informa, sa, conosce. Non a caso, la prima domanda che pone al momento dell’acquisto è sempre la stessa: “Da dove arriva?”».