Più di 3500 clienti comprano frutta rigorosamente bio direttamente dai 4500 alberi adottati dalle dieci aziende agricole che aderiscono al progetto di Biorfarm. Funziona la start-up che ha mosso i primi passi nel 2016 e che nell’ultimo anno ha triplicato il suo fatturato e pensa di replicare il modello all’estero.
Per capire la politica aziendale di Biorfarm è necessario un esempio: «L’agricoltore Paolo De Falco di Rossano Calabro vendeva arance e clementine biologiche a 25 centesimi al kg, oggi ne riceve 90 netti» spiega Giuseppe Cannavale, uno dei fondatori della start-up, che aggiunge: «Prima Paolo veniva pagato a 120/180 giorni mentre oggi prende il 50% del venduto quando il frutto è ancora sull’albero. Il contadino che aderisce al progetto ha il vantaggio di ottenere un prezzo più giusto e la liquidità anticipata. Incassa prima».
La missione di Giuseppe e del socio Osvaldo De Falco, ovvero mettere in contatto i consumatori con piccole e medie aziende agricole biologiche, prende forma nel novembre 2016 quando vengono sostenuti dalla piattaforma H-farm e poi “il grande passo” quando «a febbraio 2018 abbiamo chiuso la campagna di crowfunding con la piattaforma CrowdFundMe. Un successo. Abbiamo raccolto 300 mila euro, siamo partiti con un budget basso e lo abbiamo triplicato».
Bene anche il fatturato, le cifre non sono altissime ma la tendenza è incoraggiante: «Nel 2017 il bilancio si è chiuso a 50 mila euro, quest’anno saranno 150 mila. Nel team siamo in sei, la sede legale è in Calabria mentre quella operativa a Milano».
Nella capitale lombarda Biorfam mette a bilancio il 30% del giro d’affari basato sulla vendita di bergamotto di Calabria, arancia navelina e valencia, carruba, mandorla e fico d’india, ma pure pesche, pere, mele e lime. “A Milano c’è una maggiore sensibilità anche rispetto al meridione dove è più facile trovare frutta fresca. Abbiamo pensato anche agli ortaggi, l’evoluzione naturale del nostro progetto, ma è diverso: l’insalata la trovi da Monza ad Agrigento”. Il bergamotto no, sottolinea Giuseppe.
I ragazzi di Biorfarm vogliono andare oltre la frutta e superare i confini nazionali: «Stiamo gestendo un progetto pilota in Austria, finanziato da un partner tedesco – svela Giuseppe -. Un test per Biorfarm Austria che coinvolge 3 farmer austriaci e due italiani. Puntiamo anche sull’adozione del filare per il vino e dell’arnia per il miele”. Interessante anche le sinergie con le aziende, tipo quella con Kellogg’s Italia. Basta leggere la pubblicità: “Acquistando una scatola di cereali W.K.KELLOGG avrai la possibilità di vincere uno dei nostri alberi».
Nuovi orizzonti per questi imprenditori partiti dalla Calabria che vogliono aumentare il numero delle aziende agricole coinvolte e «implementare la formula dell’abbonamento, un fisso mensile per avere un campo digitale dove scegliere gli alberi e avere i frutti. Una grande azienda condivisa – conclude Giuseppe -, una comunità dove si scambiano prodotti, ma anche informazioni e dati per rivoluzionare il consumo. Al supermercato oltre della nazione di origine non vieni a sapere nulla. Non sai cosa c’è dietro il frutto ed è una via di uscita per questi piccoli agricoltori, ogni anno falliscono in migliaia. Non si perdono solo le aziende ma pure la biodiversità. Noi offriamo un canale di vendita più vantaggioso».