Tra le mille emergenze c’è un tema in ortofrutta che oggi preoccupa l’intero settore: la proposta di regolamento sul packaging e sui rifiuti di packaging in discussione in questo periodo in Europa, la purtroppo ormai nota PPWR (Packaging and packaging waste regulation, ndr).
“Sul merito – illustra Claudio Dall’Agata, direttore di Bestack, dalle pagine della newsletter settimanale del consorzio – ci sarebbe molto da dire. Anzi fortunatamente è ampissima la pletora di soggetti che sul tema si stanno impegnando e che stanno contribuendo ad allargare le posizioni per contrastare una proposta che, anche in termini ambientali, fa più disastri rispetto ai benefici che giustamente rincorre. Ciò premesso, per evidente grado di priorità, l’occasione deve anche essere utile per comprendere, in prospettiva, a quali nuovi contesti prepararsi e di quali strumenti dotarsi per il futuro”.
I contesti futuri avranno al centro la sostenibilità (vera)
È un fatto certo, lo dicono tanti analisti. “Albino Russo, direttore generale di Ancc Coop, proprio su queste righe non aveva dubbi in merito – continua Dall’Agata – Le imprese che non sceglieranno la strada della sostenibilità, vera, in futuro probabilmente saranno trattate come quelle ritenute collaborazioniste del nazismo nel secondo dopoguerra. Allora il punto è quale sostenibilità vogliamo e quale stiamo cercando. In questo momento le aziende si trovano tra l’incudine e il martello, tra il mercato che a parole chiede sostenibilità, ma non la paga, e la normativa che arriva piatta ipotizzando di imporre quadri rivoluzionari, difficilmente applicabili e, cosa peggiore, che rischiano di allontanare senza raggiungere l’obiettivo prefissato”.
Per questo serve una chiamata alle armi, collettiva, con tre priorità
Per il direttore di Bestack, servono analisi di merito specifiche in ciascun settore, per definire processi di miglioramento ambientale delle produzioni, ognuno per propria parte, seguendo le metodologie riconosciute e condivise e non con le solite scorciatoie di parte.
“Oggi – scrive Dall’Agata – norme e metodologie condivise esistono. A livello europeo e nazionale la normativa prevede disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali, introducendo il tema della prestazione ambientale di prodotti e servizi che ha previsto sistemi specifici di contabilità ambientale. Una di queste è la definizione della Regola di categoria di prodotto (Rcp) per il calcolo dell’impatto ambientale. In base a questa regola di calcolo ogni azienda può effettuare il conteggio e capire per quel particolare prodotto che produce se è sostenibile o no. La norma esiste ma è poco applicata. Ci sono attualmente 17 regole di categorie approvate dal ministero e 13 in corso di elaborazione. Il settore del cartone ondulato per imballaggi, insieme alla produzione di pere e di kiwi in Italia è tra questi, ma accorre accelerare. Avere dati solidi serve ad avere elementi per orientare le decisioni”.
In secondo luogo, ognuno deve fare la sua parte perché nelle filiere articolate ogni fase produttiva ha un proprio specifico impatto. “Lo studio Edgar-Food: A global emissions quantifica nel 62% il peso dell’impatto di utilizzo di suolo, di produzione e coltivazione agricola sul totale dell’impatto complessivo per rendere disponibile al consumo un prodotto agricolo, mentre le confezioni impattano per il 5% e lo spreco alimentare per il 9%. Quindi altrettanta attenzione di miglioramento, oltre al packaging, deve essere rivolta anche a queste due fasi, perché il consumatore compra il prodotto da mangiare, non la sua confezione”.
Infine, occorre mettere a valore gli studi e le relazioni che abbiamo per mutare le posizioni, perché il tempo stringe. “In Europa, nelle commissioni coinvolte (Envi-Ambiente, Agri-Agricoltura, Itre-Industria, ricerca e energia, Imco-Legislazione, ndr) sulla nuova regolamentazione siamo ben rappresentati con relazioni ben consolidate – osserva Dall’Agata – Massimiliano Salini è il relatore ombra PPE in commissione Envi, Salvatore De Meo è il relatore PPE in commissione Agri, Achille Variati è relatore ombra SD parere commissione Agri, Patrizia Toia è relatrice SD in commissione Itre, oltre a Simona Caselli, presidente Arefhl e Salvo Laudani, presidente Freshfel”.
Dalla bozza presentata a novembre, grazie allo sforzo di tutti qualcosa è cambiato nelle commissioni. Lo scorso 4 maggio in commissione Envi Frédérique Ries, incaricata dal Parlamento di negoziare una posizione sul provvedimento, ha proposto alcuni emendamenti tra cui la rimozione di diversi obiettivi di riuso, l’estensione del riciclato e l’esclusione del deposito cauzionale in paesi con sistemi di raccolta particolarmente virtuosi e oltre l’85%. In Italia dato già raggiunto su carta e cartone.
Ma non basta e il percorso è lungo. In commissione Itre e Imco c’è spazio per richieste di emendamenti entro fine maggio, mentre tra luglio e settembre le commissioni andranno al voto. Poi dall’autunno inizierà il percorso dei triloghi con negoziati e voti di Parlamento, Commissione e Consiglio Europeo a cui partecipano i rappresentanti dei paesi membri. Sono già 120 le sigle europee che hanno sottoscritto un comunicato congiunto in merito per evidenziare i punti da modificare. “Ma di qui a fine anno – conclude Claudio Dall’Agata – occorre fare ancora più squadra”.
In collaborazione con Bestack