Bestack top banner sezione coworking_1gen-31dic_2024
Coworking Bestack

Il packaging e il percepito dei consumatori

Le istituzioni insistono sulla sostenibilità dei prodotti partendo dalla confezione. E i consumatori? I risultati di una indagine Ipsos

Plastica, cartone, R-Pet, compostabile, biodegradabile, riciclabile e anche riutilizzabile. Oggi quando si parla di packaging si rischia di dire troppo. O niente. E la proposta di regolamento europeo sugli imballaggi e residui di imballaggi diventa un tema di stretta e scottante attualità.

“Lato aziende –  ricorda Lucia Pellegrini, project manager di Bestack, dalle pagine della newsletter settimanale del Consorzio – la scelta è determinata dal rispetto delle norme di legge, dalla capacità di proteggere il prodotto e dalla coerenza con l’immagine che si vuole dare del prodotto”.

Ma il consumatore cosa pensa?

Diverso il caso quando si parla dei consumatori. Di recente Ipsos ha svolto una ricerca su cinque dei principali mercati al mondo: Stati Uniti, Cina, Brasile, Regno Unito e Germania. L’analisi era condotta sulle scelte in cui l’attrattiva viene definita in base alle preferenze e ai tempi di risposta. Due le macro categorie selezionate: prodotti food e prodotti personal care.

“La domanda a cui si tenta di rispondere in questa ricerca è semplice – spiega la manager di Bestack – Quale materiale esprime meglio la richiesta di sostenibilità in ciascun mercato? O, meglio, esiste una correlazione tra percezione  di sostenibilità da parte del cliente e materiale del packaging e/o un eventuale slogan scritto sulla confezione?”.

Nella tabella sotto si riportano le opinioni su quale sia il materiale per il packaging più “amico dell’ambiente”, suddiviso per Paese e per categorie.

Considerando la colonna del food, non si evidenzia una opinione generale condivisa, anche se alcuni Paesi sono molto sbilanciati verso un materiale piuttosto che un altro. Guardando ai due mercati europei presi in considerazione, Germania e Regno Unito, si nota la prevalenza della carta e cartone, seguite in quote considerevoli (oltre il 30%) dal vetro.

“Se pensiamo alla sostenibilità – osserva Pellegrini – non possiamo tralasciare il fine vita del packaging stesso, possiamo ragionevolmente ipotizzare che la percezione sia anche figlia delle politiche di gestione dei rifiuti dei Paesi? Sapere che facendo la raccolta differenziata i rifiuti prodotti non vanno diretti all’inceneritore, ma trovano una nuova vita nel riciclo e nel riutilizzo è sicuramente per il cittadino un rinforzo positivo verso l’azione che sarà predisposto a continuare il suo impegno nel differenziare, con un circolo virtuoso conseguente”.

“In Germania per esempio, il vetro è il materiale più riciclato con l’85% di materiale recuperato e anche riutilizzato. Programmi come il Pfand (il vuoto a rendere, ndr) si sono rivelati particolarmente efficaci per alzare i tassi di recupero e riciclo del vetro. Il sistema del vuoto a rendere, questa volta per plastica e lattine, sta partendo anche in Scozia e, con molta calma, nel 2025 sarà esteso anche a Galles, Inghilterra e Irlanda del Nord”.

Negli Stati Uniti la percezione di sostenibilità suona diversamente. Secondo gli americani i contenitori in vetro sembrano più sostenibili (57%) rispetto alla carta e cartone (31%). Andando a vedere i pochi dati disponibili per il mercato americano, l’American Forest and Products Association indica il riciclo di carta e cartone negli Usa pari al 66%, mentre quello del vetro risulta di poco superiore al 31% (dato EPA 2018).

Sostenibilità premium

“La chiave di lettura di questo white paper è molteplice e va più a fondo anche in relazione ai claim riportati in confezione come driver di scelta – continua Pellegrini – Dati alla mano, comunque, la maggior parte dei consumatori non sembra disposta a pagare di più per il solo vantaggio della sostenibilità, ma la sostenibilità può contribuire alla percezione premium del prodotto”.

“Il passaggio a imballaggi più sostenibili non è solo un’opportunità per aiutare il Pianeta, ma anche una opportunità commerciale, con i consumatori che cercano sempre di più soluzioni più rispettose dell’ambiente – conclude Lucia Pellegrini – Considerando varie preoccupazioni ambientali, infatti, l’accumulo di rifiuti di imballaggi e plastica è la terza maggiore preoccupazione in tutto il mondo (41%), dopo la minaccia rappresentata dal cambiamento climatico (46%) e dagli eventi climatici estremi (43%)”.

In collaborazione con Bestack

(Visited 281 times, 1 visits today)