Le superfici coltivate a biologico in Italia continuano ad aumentare, così come gli operatori. Questo in sintesi il quadro che emerge dalle anticipazioni di “Bio in cifre 2022“, presentate durante “Appuntamento con il Bio: l’agricoltura biologica del futuro“, l’evento organizzato da Ismea, Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare.
I numeri
Secondo le anticipazioni che fotografano l’andamento del settore elaborati dal Sinab (Sistema di informazione nazionale sull’agricoltura biologica) per il Mipaaf, i terreni coltivati a biologico nel 2021 hanno raggiunto 2.187.570 ettari, crescendo del 4,4 per cento.
L’incidenza delle superfici bio sulla Sau nazionale ha raggiunto il 17,4%, confermandosi la più alta in Ue. In crescita anche il numero degli operatori che si attestano a 86.144, con un incremento del 5% rispetto all’anno precedente e del 78,5% negli ultimi 10 anni. Parliamo di circa 4 miliardi di euro di fatturato, in aumento dell’11% su base annua.
Da nicchia a paradigma
I trend di crescita rilevati confermano dunque come, nell’arco di un trentennio, il biologico sia definitivamente passato da un modello di produzione agricola di nicchia a un paradigma di riferimento per tutta l’agricoltura, sia in Italia che in Europa, anche per raggiungere gli obiettivi del Green Deal e delle sue Strategie.
Tuttavia, è altrettanto evidente come – dopo 15 anni di sviluppo a ritmi elevati – anche il biologico stia attualmente risentendo della contrazione generale dei consumi determinata dallo scenario di forte instabilità legato al conflitto bellico russo-ucraino, all’incremento dei costi energetici e delle materie prime e al concretizzarsi di una forte inflazione che riduce il potere d’acquisto delle famiglie.
Mammuccini: “Opportunità strategica”
“I dati Ismea confermano l’Italia come un Paese fortemente vocato al biologico – ha dichiarato Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio – In questa fase di transizione agroecologica, dove il bio ha un ruolo fondamentale, è necessario compiere ulteriori passi avanti per affermare il metodo biologico come opportunità strategica per contrastare la crisi climatica e la perdita di biodiversità, oltre che per accrescere la resilienza dei sistemi produttivi rispetto alle crisi geopolitiche. Siamo in un momento decisivo. Finalmente è stata approvata la legge sul biologico, che prevede iniziative fondamentali per lo sviluppo del settore come l’istituzione dei distretti biologici, delle filiere made in Italy bio al giusto prezzo per i cittadini e agricoltori, del marchio biologico italiano oltre a investimenti in ricerca, formazione e innovazione. Finalmente abbiamo stanziamenti importanti per sostenere il biologico, oltre tre miliardi, è fondamentale però che questi fondi vengano spesi al meglio, per favorire la transizione agroecologia e rilanciare l’intero comparto a partire dai consumi interni. Dobbiamo tenere alta l’asticella e rimboccarci le maniche per usare questa fase per far crescere tutta l’agricoltura italiana”.
Verrascina (Copagri): “Di pari passo con il trend consumi”
“La transizione ecologica avviata con il Green Deal europeo, in linea con le azioni già intraprese dall’Europa con la Farm to Fork e al Piano d’azione per l’agricoltura biologica dell’Ue, evidenziano chiaramente la necessità di continuare a investire per la crescita del biologico, puntando su elementi strategici che tengano in debita considerazione un contesto economico in costante mutamento, legato alle oscillazioni dei mercati, ai rincari record fatti registrare dai costi di produzione e dalle tariffe energetiche e a fattori ancora più imprevedibili, quali la pandemia o il conflitto sul versante comunitario orientale”, ha sottolineato il presidente della Copagri, Franco Verrascina.
“Parliamo di un comparto che cresce a ritmo spedito e che nell’ultimo ventennio ha fatto registrare una crescita costante e strutturata, grazie al grande lavoro dei produttori agricoli e al favore dei consumatori. A fronte di questi risultati, diventa ancora più importante continuare a lavorare per sostenere la crescita del settore, puntando in particolare su interventi che possano far andare di pari passo l’aumento della produzione con il trend dei consumi”, ha aggiunto il presidente, ricordando la necessità di continuare a puntare e investire sulla ricerca e sull’innovazione e di intervenire per snellire la burocrazia e ridurre gli oneri amministrativi a carico delle aziende.
“Una spinta in tale direzione, oltre che dalla concertazione con il Mipaaf e con la filiera, potrà arrivare dai positivi e condivisibili contenuti della legge sul biologico; imprescindibile sarà poi la messa a punto del tanto atteso Piano d’azione nazionale per l’agricoltura biologica-Pnab, che il Mipaaf si è impegnato a varare entro il 2022, e l’individuazione di interventi strutturali che vadano ad abbattere i costi di produzione, anche ragionando su interventi di fiscalità ambientale per gli operatori bio”, ha concluso Verrascina.