Il rapporto tra agricoltura e biodiversità si conferma al primo posto. “L’Unione europea ha depositato la strategia per la Biodiversità nel decennio 2020/30, una strategia che attendevamo da tempo e che vede l’Italia tra i Paesi leader che l’Ue ha spinto – ha detto venerdì il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa (M5S), nel corso di un forum su Facebook sulla biodiversità – Quando la strategia ci dice che la tutela della biodiversità passa dalla riduzione del 50% dei pesticidi, ci dice tantissimo: se sommiamo la biodiversità alla strategia Farm to fork, e se la abbiniamo alla Politica agricola comunitaria, che quest’anno dobbiamo rivedere per norma, vediamo che è già previsto che tra il 25 e il 40% della nuova Pac sia di tutela ambientale. Si va dunque finalmente verso una produzione di qualità”.
Dalla Ricerca
Con i suoi differenti Centri multi e interdisciplinari la ricerca del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) svolge un ruolo di primo piano e rappresenta un punto di riferimento nazionale per la difesa e la valorizzazione dell’agrobiodiversità.
La tutela e lo studio della biodiversità possono dare diverse risposte importanti. Crea, in particolare, segnala il suo impegno in ambito biodiversità e fa presente l’attività messa in campo, che riguarda, tra le tante, quella delle risorse genetiche vegetali con la conservazione di “importanti collezioni di germoplasma“, come quella dell’ulivo (la più grande del mondo) e quella della vite (tra le più significative a livello planetario, con circa 5.600 accessioni di vitigni a uva da vino, da tavola, ibridi di vecchia e nuova generazione, vitigni portinnesti, specie del genere Vitis e loro incroci). Si ricorda inoltre il lavoro sulle Risorse genetiche animali, sulla Biodiversità forestale, sulla Biodiversità dei suoli. Non mancano infine attività sulla Biodiversità ed economia e sulla Biodiversità alimentare, quest’ultima incentrata sulla caratterizzazione nutrizionale e organolettica di molti prodotti, in particolare locali.
Al mondo sementiero
Anche l’innovazione vegetale condotta dal settore sementiero svolge un ruolo fondamentale nella conservazione della biodiversità. “Il compito delle istituzioni comunitarie è di promuovere la ricerca, tanto più dopo la pubblicazione delle comunicazioni “A farm to fork strategy” e “Eu biodiversity strategy for 2030″ che delineano il ruolo dell’agroalimentare nell’ambito del Green Deal europeo”. E’ quanto ricordato da Assosementi, associazione che riunisce le aziende sementiere in Italia, in occasione della Giornata mondiale della Biodiversità che si celebra oggi.
“I risultati che la ricerca scientifica in agricoltura – afferma il presidente, Giuseppe Carli – ha permesso di ottenere a beneficio del mantenimento della biodiversità sono enormi. Senza l’innovazione vegetale che ha incrementato le rese e aumentato la resistenza a malattie e stress fisici delle colture, l’attuale produzione di cibo in Europa avrebbe richiesto una superficie agricola aggiuntiva di 19 milioni di ettari. Convertire 19 milioni di ettari di habitat naturali in superficie produttiva avrebbe avuto – sottolinea – lo stesso impatto di deforestare un’area dell’Amazzonia”.
Carli specifica inoltre che “la sostenibilità ambientale e la tutela della biodiversità sono temi di straordinaria importanza che tutto il settore agricolo persegue con forza”. E conclude che “il sostegno all’innovazione vegetale deve essere finalizzato a grandi scopi, strettamente legati tra loro, scongiurare la perdita della biodiversità e soddisfare il crescente fabbisogno di cibo della popolazione mondiale”.
E Confeuro dice che
“Il contributo dell’agricoltura è decisivo per la conservazione della biodiversità e garantire l’equilibrio del nostro ecosistema e solo un’agricoltura rispettosa dell’ambiente permette di difendere non solo la ricchezza genetica presente sul nostro territorio, ma anche il patrimonio culturale delle popolazioni che lo abitano”. Così il presidente nazionale Confeuro, Andrea Michele Tiso, in occasione della Giornata mondiale della Biodiversità.
“Nel mondo – ha aggiunto Tiso – circa un quarto di tutte le specie animali e vegetali sono a rischio estinzione. L’80% di queste ultime vive nelle foreste, sempre più minacciate dallo sfruttamento dell’uomo. La perdita di biodiversità si traduce anche in elevati costi economici: è stato calcolato che l’estinzione di piante e animali provoca perdite equivalenti a 145mila miliardi di dollari l’anno”. Alcuni segnali positivi, spiega Confeuro in una nota, sono giunti da Bruxelles con la presentazione delle nuove linee strategiche per la biodiversità della Commissione europea per il decennio 2020-2030. Il piano è un buon punto di partenza, ma può essere migliorato e non introduce ancora vincoli per gli Stati membri. A questo proposito, il nostro ministero dell’Ambiente ha giustamente ricordato che “la maggior parte degli obiettivi del Piano strategico per la Biodiversità 2011/20 non sarà raggiunto entro quest’anno, mentre il Pianeta sta per affrontare una crisi ambientale senza precedenti. Per evitare che il New Green Deal rimanga sulla carta, abbiamo già a disposizione molti strumenti, a partire dalla riforma in senso agroecologico della Pac.
Intanto, la Fao ha sottolineato l’importanza di intervenire con urgenza per tutelare la biodiversità delle foreste nel mondo, perché i loro tassi di deforestazione e degrado sono allarmanti. Il rapporto Onu sullo Stato delle foreste nel mondo, pubblicato oggi in occasione della Giornata mondiale della Biodiversità, dimostra come la conservazione della biodiversità dipenda totalmente dal modo in cui l’uomo intereagisce e utilizza le foreste del pianeta. Il documento rivela che dal 1990 circa 420 milioni di ettari di foresta sono andati perduti a causa della conversione del suolo ad altri usi, anche se negli ultimi trent’anni il tasso di deforestazione si è ridotto. E ogni anno, denuncia la Fao, nella sua Valutazione delle risorse forestali mondiali 2020, menzionata nel rapporto, vanno persi circa 10 milioni di ettari di foreste a causa della conversione all’agricoltura e ad altri tipi di sfruttamento delle terre. Questo, nonostante il rallentamento della deforestazione nell’ultimo decennio. La crisi del Covid-19 ha fatto luce sull’importanza della conservazione e dell’uso sostenibile della natura, riconoscendo che il benessere delle persone è collegato alla salute dell’ecosistema.