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Una ricerca di Terremerse definisce il ruolo dell’agricoltura

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Autore Redazione

Uno strumento per guidare azioni mirate per promuovere la sostenibilità e la resilienza del settore di fronte alle sfide ambientali

In risposta agli eventi calamitosi che hanno colpito il territorio romagnolo, in primis le alluvioni del maggio 2023, ma anche il tornado, la siccità e le gelate, Terremerse ha promosso un’importante ricerca volta a esplorare il ruolo cruciale dell’agricoltura nella salvaguardia del territorio e dell’ambiente. Tale iniziativa mira a promuovere una riflessione sulle modalità con cui l’agricoltura può diventare un alleato ancora più efficace per la tutela ambientale e per il benessere delle future generazioni.

La ricerca si basa sui dati raccolti tramite un questionario somministrato ai soci della Cooperativa sul finire dello scorso anno. Dati interessanti, che sono stati presentati a Bagnacavallo (Ravenna) il 20 marzo nel corso dell’evento La voce del socioPer un’agricoltura sostenibile e a tutela del territorio, che ha visto la partecipazione in veste di relatori di Eleonora Proni, sindaca del Comune di Bagnacavallo, Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare, Stefania Operto, sociologa e ricercatrice per Agenzia Pagina, Marco Casalini, presidente di Terremerse.

L’indagine

L’indagine, alla quale hanno partecipato 494 soci (87,3% uomini e 12,7% donne, con aziende ubicate principalmente in pianura, 87,7%, e in particolar modo, oltre il 50%, nella provincia di Ravenna), si è rivelata uno strumento prezioso per comprendere le esigenze e le preoccupazioni degli agricoltori, nonché per guidare azioni e interventi mirati a promuovere la sostenibilità e la resilienza del settore agricolo, di fronte alle sfide ambientali attuali e future.

I risultati evidenziano che la maggior parte degli agricoltori riconosce il ruolo cruciale dell’agricoltura nella conservazione delle risorse naturali e nella prevenzione dei rischi ambientali. Infatti, alla domanda “quanta influenza ha l’agricoltura nella protezione del territorio”, il 72,9% ha risposto molto e il 24,9% abbastanza, soprattutto per la riduzione del rischio frane, per la prevenzione dell’erosione del suolo, per la conservazione delle risorse idriche, per il mantenimento della biodiversità e per la prevenzione delle calamità naturali.

Il 75,3% dei rispondenti negli ultimi cinque anni ha apportato modifiche alle pratiche agricole per prevenire possibili danni dovuti al cambiamento climatico, quali impianti d’irrigazione per ridurre la siccità (74,1%), regimazione delle acque (35,1%), difesa da grandine (18,7%), difesa da brinate e gelate tardive (15,5%). Inoltre, il 58,7% ha dichiarato che l’adozione di tecnologie avanzate in agricoltura è indispensabile per la sostenibilità e lo sviluppo del settore.

Altro dato significativo: il 78,3% ha dichiarato di aver adottato negli ultimi cinque anni pratiche agricole per migliorare la sostenibilità nelle proprie attività, riscontrando cambiamenti nell’efficienza economica per il 57,9% e, a seguito dell’adozione di queste pratiche, benefici in termini di riduzione dei costi (30,3%), maggiore resa e qualità del prodotto (29,5%), maggiore fertilità del terreno (19,7%).

L’indagine, infine, rivela un alto livello di preoccupazione tra gli agricoltori riguardo alla forte possibilità che in futuro eventi climatici violenti possano ripetersi con frequenza, il 50,5% è molto preoccupato e il 47,1% abbastanza. Del resto, dato i significativi cambiamenti climatici degli ultimi anni, i danni o le perdite avute nel 2023 dai soci che hanno partecipato alla ricerca risultano essere: il 77,4% di plv (produzione lorda vendibile) causa siccità, il 71,4% di plv causa gelate, il 60,6% di plv causa grandine, il 38,7% di plv causa tornado e trombe d’aria, il 25,6% di plv e il 19,7% di sau (superficie agricola utilizzata) causa frane, il 77% di plv e il 65,7% di sau causa alluvioni.

Fonte: Terremerse

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