Quarant’anni dalla parte della marca, più precisamente dalla fine degli anni ‘80 del secolo scorso. Quando le donne e gli uomini della cooperativa Apofruit, 2.700 soci produttori in tutta Italia, diedero vita al marchio Almaverde. Pionieri e resistenti visto che il marchio, seppure oggi sia conosciuto con il suffisso bio, è vivo, vegeto e biologico. Apofruit resta attiva e sensibile al tema anche con altri marchi che hanno avuto successo nei banchi dell’ortofrutta.
All’inizio fu Almaverde con Giorgio Celli, poi Almaverde bio
Almaverde quasi quattro decenni fa rappresentava i prodotti frutto dell’attenzione ambientale con la scelta della lotta integrata. Oggi è diventato un prerequisito, ma allora si era pionieri. Il marchio iniziò il suo cammino accompagnata da un testimonial profondo conoscitore del mondo della natura: l’entomologo Giorgio Celli. Scienziato rigoroso ma pure simpatico divulgatore, anche televisivo, che voleva rendere popolare la conoscenza specialistica e trasmettere la sensibilità verso la cura dell’ambiente.
Come abbiamo appreso nel webinar organizzato da myfruit.it dedicato alla politica di marca in ortofrutta l’evoluzione è connaturata al consolidamento del progetto. “Siamo passati dalla lotta integrata alla scelta biologica a fine anni 1990 con un obiettivo: legare la marca al prodotto biologico come leva per portare un prodotto di nicchia a tutti i consumatori – spiega Gianluca Casadio, responsabile marketing Apofruit – Almaverde è cresciuta con il suffisso Almaverde Bio. Un filone che abbiamo coltivato dagli anni 90 – sottolinea il manager – ad oggi e fino a diventare leader del biologico a livello nazionale”.
L’arrivo di Solarelli
Apofruit non si ferma ad Almaverde Bio. “Alla fine degli anni 2000 abbiamo lanciato la linea Solarelli, il marchio ombrello che firma i prodotti di alta qualità dei 2.700 soci produttori presenti in tutto il territorio nazionale e dei partner della cooperativa, aziende socie di Mediterraneo Group, società del Gruppo Apofruit. Aziende specializzate in alcuni prodotti e la sinergia è funzionale all’obiettivo di valorizzare le produzioni garantendo completezza di gamma e continuità nelle forniture”.
La genesi di Solarelli prende vita a fine 2008 con il normal trade per poi approdare e sbarcare nella Grande distribuzione organizzata. “Le proposte Solarelli sono frutto di un’attenta innovazione varietale – sottolinea Casadio – che punta alla ricerca di prodotti buoni da mangiare e legati al territorio, rigorosamente Italiani e coltivati nelle aree più vocate. Un esempio sono le fragole, prodotte in Basilicata con la scelta delle varietà più buone come la Sabrosa”.
Gli obiettivi della politica di marca
Investire nella politica di marca mira all’obiettivo “di spostare i prodotti dell’ortofrutta dalle commodity ai prodotti di alta qualità. Si vuole dare l’opportunità al consumatore di riconoscere un prodotto di alta qualità, ma non solo si persegue anche l’obiettivo di valorizzare il lavoro di cura e di eccellenza dei nostri soci”.
La comunicazione: dal tradizionale al digitale
Nei decenni ad Apofruit si è registrata una costante evoluzione sui prodotti ma pure sulla comunicazione: “Siamo partiti da strumenti classici come la radio, la televisione e la stampa per poi partecipare alla rivoluzione digitale, siamo per esempio protagonisti nei social media”.
Una sostenibilità multidimensionale
Attenzione alla sostenibilità: “Può essere un termine molto generico. Noi partiamo in campagna con innovazione anche tecnologica – conclude il responsabile marketing – che ci permette di risparmiare la risorsa idrica e di utilizzare meno fitofarmaci. La sostenibilità è declinata anche verso i soci produttori con la valorizzazione delle produzioni dei soci e infine sostenibilità nel packaging con una forte riduzione della plastica nella linea Solarelli. Per esempio la confezione dei kiwi, una referenza alto vendente, è totalmente in cartone e quindi completamente riciclabile”. Una politica sostenibile integrale.