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A Bologna debutta X-Food

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Autore Redazione

Sul palco dell’evento “Oh, It’s wonderfood” il racconto del cibo da nuovi punti di vista

Pubblico attento e numeroso alla prima edizione di X-Food, datata 6 giugno 2023. Sul palco dei Teatri di Vita di Bologna, invitati da Soluzione Group, agenzia di contemporary Pr, promotrice dell’evento organizzato in collaborazione con Scuola Holden, speaker d’eccezione hanno portato idee, conoscenze e spunti nuovi finalizzati a generare un diverso approccio allo storytelling nella food industry, in linea con le aspettative per attrarre l’attenzione di un consumatore contemporaneo sempre più evoluto.

Un parterre di valore che ha contribuito al successo di questo debutto: Matteo Caccia, attore e conduttore radiofonico, Giuseppe Mazza, copywriter, Donata Columbro, giornalista, Giulia Scarpaleggia aka julskitchen, foodwriter. Con i loro contributi hanno offerto agli ospiti alcuni dei molti punti di vista da cui il cibo può essere considerato e raccontato – con parole, immagini o numeri – diventando protagonista di storie inedite, affascinanti e spesso inaspettate.

Giuseppe Mazza ha posto al centro del suo racconto un elettrodomestico fondamentale per tutte le cucine, contenitore di cibi e di storie, personali e sociali. “Il vostro frigorifero pensa che non vi occupiate così tanto di lui e che lo trascuriate un po’. Se state pensando che non ha sentimenti e non è vivo, dovete ricredervi”. Con questa provocazione Mazza ha sorpreso tutti mostrando, attraverso campagne pubblicitarie vecchie e nuove, come un oggetto comune e dato per scontato, restituisca da sempre significati molto più alti della sua semplice funzione di mantenere freschi gli alimenti. Un frigo a più ante, stipato di cibo, in larga parte grandi pezzi di carne, è, per esempio, il simbolo di un’Italia che vuole dimenticare le miserie della guerra e proporre la sua idea di nuovo benessere.

Si è passati poi ai numeri con lo speech Il gusto dei dati di Donata Columbro che ha spiegato come l’approccio del data humanism può trasformare dati e statistiche sul cibo in una narrazione che valorizza le persone e la diversità. “Quando pensiamo ai dati di solito ci vengono in mente noiosi numeri e grafici. In realtà sono molto più di questo: li produciamo noi tutti i giorni con i nostri comportamenti, persino quelli che riguardano il mondo del cibo. Il modo in cui abbiamo imparato ad avere la percezione della quantità e della misura, parte proprio dal nostro rapporto con quello che dobbiamo mangiare”.
Sapere interpretare e poi raccontare big o micro data, uscendo dallo stretto confine dei fogli di calcolo, può creare storie inaspettate, interessanti e addirittura avvincenti. Può rendere gli outlier, che si discostano dalle medie matematiche, dei protagonisti unici proprio delle migliori storie.

Giulia Scarpaleggia, ha raccontato la sua esperienza come food writer e ha offerto nuove lenti agli ospiti per vedere quante cose una ricetta può essere. Non esistono ricettine, ma storie fatte di ingredienti, di modi di assemblarli, di strumenti per farlo, di tempi di attesa. Per lei, che di una passione ha fatto una professione, “non c’è niente di più deludente di una ricetta che non funziona. E allora come possiamo fare a darle valore? Ricordandoci che una ricetta sta a metà tra scienza e poesia e può essere anche un elemento di resistenza culturale”.
Usare le parole adatte trasforma una lista di ingredienti e un elenco di azioni in figure retoriche di una poesia, in cui chi scrive può evocare sensazioni, richiamare ricordi e far immaginare il futuro. La precisione necessaria nel misurare, pesare, dosare, creare reazioni tra sostanze, rende la cucina un piccolo laboratorio di scienze. E infine, una ricetta è memoria culturale e può diventare strumento di attivismo politico se serve a rivendicare, per esempio, l’orgoglio di appartenenza a un popolo e convogliare l’attenzione sulla sua storia passata o le sue urgenze del presente.

Infine con Matteo Caccia, i riflettori si sono focalizzati su un unico e straordinario cibo con una storia antica quanto intrigante: “Un alimento che non è un alimento qualunque, è il pane”. Leggendo un racconto inviatogli da un ascoltatore del suo programma radiofonico, Caccia ha permesso a tutti di comprendere quanto ogni alimento, anche il più quotidiano e scontato, raccontato con le parole giuste possa trasformarsi in una madeleine di eccezionale forza narrativa. I gesti di una madre che impasta, l’odore acido del lievito che si trasforma in un profumo buono, i modi bruschi di un fornaio, la pagnotta portata da un padre al petto, a contatto con la maglia orgogliosamente rovinata dal lavoro. Il pane non è più semplice pane: è infanzia, famiglia, lavoro, povertà. È casa, nostalgia, passato. È dignità.

“Il food è da sempre il nostro core business. Ci appassiona da 35 anni e mai smettiamo di farci affascinare dagli infiniti modi in cui se ne può parlare”. Così Michele Rinaldi, Ceo e head of strategy di Soluzione Group ha introdotto l’evento: “Da qui è nata l’idea di X-Food: nuove visioni, nuovi stimoli creativi, nuove suggestioni. Abbiamo scelto di condividerli con chi di cibo si occupa quotidianamente per professione, perché la nostra cucina è aperta a tutti per scrivere insieme nuove storie. E il successo di questo debutto è un chiaro invito a continuare su questa strada”.

Fonte: X-Food

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