Realizzano più di 80 milioni di fatturato, circa 15 con le angurie e poi il core business delle insalate, con un forte contributo allo sviluppo dell’Agro Pontino – con i paesi di Sezze, Pontinia, Sabaudia, Terracina, Anzio e Pomezia – ma una forte attenzione all’ambiente. Il capitale naturale da preservare per le generazioni future. Questa la filosofia del Consorzio San Lidano, coinvolge in questo progetto 16 aziende per 160 ettari coltivati ad ortaggi di cui 42 in serra, ben rappresentata da un’opera d’arte che ha conquistato i frequentatori di Macfrut: un living painting dell’artista romano Lucamaleonte. Ci sono rappresentati gli ortaggi coltivati ma anche un uccellino, una coccinella, un’ape.
La biodiversità che si vuole conservare, un rimando a Rachel Louise Carson, l’autrice di Primavera silenziosa. Un classico contro l’approccio industriale che distrugge la diversità naturale per ottenere il massimo profitto. A San Lucano la pensano diversamente coniugando economia ed ambiente come ha spiegato a myfruit.it il direttore qaulità Giulio Benvenuti che ha pure illustrato le stime della campagna dei cocomeri dell’Agro Pontino.
Dal decalogo della sostenibilità alla certificazione Biodiversity friend
Il manager indica la via sostenibile del consorzio: “L’anno scorso sempre qui a Macfrut abbiamo presentato il decalogo della sostenibilità che si traduce nel rispetto delle 10 azioni indicate da Wba (world biodiversity association), ora annunciamo l’avvio della certificazione con l’adesione al protocollo Biodiversity Friend che è in corso di implementazione. Siamo in una prima fase, ma l’obiettivo finale è coinvolgere tutte le aziende associate. Si tratta di una valutazione a punteggio, da zero a 100, che viene attribuito con delle visite nelle aziende. Controlli di biologi che eseguono dei monitoraggi con dei bio indicatori dell’aria, del suolo e dell’acqua con microfauna acquatica e del suolo, licheni dell’aria – spiega Il risultato è una valutazione con un punteggio di partenza”. L’aspetto interessante è che ogni anno l’azienda deve migliorare il suo standard “realizzando le azioni che ti suggeriscono: mettere siepi, fare dei sovesci, delle bande per gli impollinatori a bordo campo. E’ buono perchè ti obbliga ad un percorso di miglioramento continuo”.
Bene il mercato delle angurie, sempre più baby e mini
Anche il cocomero rientra in questo processo di certificazione. “Rappresenta un settore importante per il consorzio, il resto è quasi esclusivamente IV gamma più un 5% di I gamma”. Il capitolo cocomero si divide in “circa l’80% è della varietà Dumara, il classico cocomero grande. Ma in soli tre anni siamo arrivati al 20% di mini angurie e anche midi che vendiamo quasi esclusivamente in Italia. Un consumo che si diceva marginale invece abbiamo scoperto che proponendolo bene e con un prodotto di qualità c’è la risposta dei supermercati nazionali. Vendiamo tutto nella Gdo, quelle più grandi hanno spazio anche nei mercati all’ingrosso”.
Bene l’innovazione. Il precoce: “Non siamo importatori quindi non abbiamo prodotto estero, una partnership con un’azienda siciliana e stiamo iniziando in questi giorni. L’anno scorso abbiamo lavorato bene a settembre grazie alle buone temperature. Finiamo la produzione ma non la domanda con questo autunno mite. Il calendario, anche grazie all’estensione delle aree perchè facciamo qualcosa in Campania e Abruzzo, oggi si va da maggio a metà settembre mentre prima era ristretto da metà giugno a fine agosto“. La campagna 2023? “Al momento sembra buona, l’anno scorso le piante hanno sofferto il gran caldo”. E IV gamma? “La facciamo, la proponiamo e la vendiamo, ma non è la IV gamma degli ortaggi per la frutta è un’industria diversa”.