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Con Violì si scommette sul carciofo d’eccellenza

Dalla Sicilia all’Emilia-Romagna passando per la Puglia, il carciofo italiano cerca la riscossa. Un progetto grande 200 ettari.

Merito di tre aziende: Apofruit Italia, Cericola e La Mongolfiera del gruppo Fratelli Giardina che con il supporto dei sementieri di Nunhems puntano a creare valore con la rete Violì.

Unire le forze in Violì, la rete di imprese per l’eccellenza del carciofo italiano, non risponde solo alla logica di fare massa critica per risparmiare su logistica, promozione, ricerca e sulle altre componenti di costo. Mettersi insieme, in questo caso, significa rivoluzionare il modo di pensare e quindi consumare il carciofo.

Violì_Conferenza_Bologna

Nell’immaginario collettivo il carciofo è concepito come un ortaggio autunnale mentre con le varietà scelte, il disciplinare di produzione condiviso e l’esperienza delle tre aziende: “Avremo una migliore programmazione delle coltivazioni – ha detto in conferenza stampa Silvio Giardina, Responsabile Tecnico della O.P. La Mongolfiera e contitolare di F.lli Giardina -. Garantiremo così la disponibilità di prodotto italiano per tutta la stagione commerciale con standard qualitativi eccellenti”. Più nello specifico si tratta di circa 10 mesi: “S’inizia dalla Puglia verso settembre poi si prosegue con la Sicilia nel periodo invernale – spiega Claudio Bartolini, Consigliere Delegato Apofruit Italia e Presidente della Rete di Imprese Violì – riprende la Puglia a febbraio e poi l’Emilia-Romagna”.

“Un prodotto anche primaverile visto che si può consumare fresco, con un filo d’olio o crudo – elenca i molteplici usi Vito Cifarelli, Sales & Marketing Director Cericola – . In questo modo si allarga la domanda. Puntiamo a sottolineare gli elementi di salubrità di questo ortaggio ricco di sostanze nutritive importanti per la salute”. Insomma, c’è tutto un mondo di salutisti da conquistare.

Le categorie di buono e salutare non sempre bastano a convincere il consumatore che cerca anche la facilità e la rapidità del consumo. Per il carciofo però non si può puntare sulla IV gamma : “Il cuore diventa subito nero. Si venderà fresco e con la I gamma superiore”ovvero via la parte alta e bassa e il primo strato di foglie. Il risultato? Salva  la praticità,  salva l’estetica. Tutto il modello è stato pensato nel dettaglio per strappare un buon margine: “Non si può dettare il prezzo al mercato– sostiene Cifarelli – ma vista l’alta qualità pensiamo a un 20% in più“.

“Siamo felici di aver offerto il nostro supporto a questo progetto ambizioso e che la filiera del carciofo italiano meritava da tempo – parole di Stefano Carducci, Country Sales Manager Italia di Nunhems – Siamo convinti che questo progetto innovativo darà risposta alle esigenze dei produttori come del mercato”.

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