Si chiama “L’Alveare che dice Sì!” ed è una start-up il cui scopo è rivoluzionare le abitudini degli italiani nel modo di fare la spesa. Come? Sviluppando una filiera corta ad alto tasso tecnologico – sono indispensabili internet, i pagamenti on-line, i sistemi di geolocalizzazione – le cui ricadute positive sono sia lato produzione agricola, sia lato consumatore.
Un progetto di ispirazione francese
La start-up è nata nel 2015 presso l’incubatore I3P del Politecnico di Torino, ma ha origini francesi. E’ infatti Oltralpe che nel 2011 prende forma il progetto “La ruche qui dit oui”. In pratica, si tratta di un’esperienza di acquisto multi-canale che funziona così. I produttori del network mettono in vendita i propri prodotti sulla vetrina virtuale presente sul sito; i consumatori, previa registrazione, possono acquistare online ciò che si desiderano (frutta, verdura, carne, miele, formaggi, vino, ecc.). Una volta a settimana viene organizzata la distribuzione nell’alveare di zona: può essere un bar, oppure un ristorante, ma anche un’associazione del territorio che mette a disposizione i propri spazi trasformandosi in una sorta di mercato. Secondo gli ideatori del progetto, il ritiro della spesa si trasforma in un’occasione di relazione: il gestore dell’alveare non solo pianifica la consegna dei prodotti, ma organizza anche eventi e visite guidate nelle aziende agricole dei produttori per creare un vero network di relazione e conoscenza. Chiunque può aprire un alveare: farlo non costa nulla. E tra l’altro è sempre attiva la ricerca di nuovi gestori che, secondo quanto dichiarato da Claudia Consiglio, country manager del progetto in Italia, sono persone attente alla sostenibilità, amanti dei buoni prodotti, che vogliano investire un po’ di tempo in quella che viene definita “un’alternativa etica alla Gdo”.
L’alveare in numeri
Sono oltre 240 gli alveari sul territorio nazionale. La rete conta 163mila utenti (+33mila a partire dall’inizio della pandemia) e più di tremila produttori iscritti alla piattaforma. Sono in media 30mila gli ordini mensili. In cinque anni i produttori hanno guadagnato attraverso le vendite online più di 19 milioni di euro, di cui 11 solo nel 2020. La regione con più alveari è la Lombardia (102): sono più di 73mila le persone iscritte ad almeno un alveare. Seguono il Piemonte, che conta 57 alveari e più di 35mila iscritti, e la Toscana, che ospita 26 gruppi d’acquisto e quasi 18mila utenti.
Frutta e ortaggi sono i prodotti più acquistati
Frutta e verdura costituiscono il 70% della spesa dei frequentatori degli alveari, i quali si dimostrano molto attenti a provenienza e stagionalità dei prodotti che acquistano. I produttori agricoli sono il cuore del progetto: provengono da tutte le regioni d’Italia e possono iscriversi gratuitamente al sito; sono liberi di collaborare con uno o più alveari, in base ai loro volumi di produzione.
Un business per il produttore e la versione boutique
Il vantaggio per il produttore è la vendita diretta, non ci sono intermediari. Ma il guadagno non è netto: sul venduto paga una spesa di servizio che corrisponde al 20% del fatturato. Il 10% serve a coprire le spese di gestione del sito, assistenza tecnica e commerciale e dunque va alla casa madre, il restante 10% va invece al gestore dell’alveare, che organizza le vendite. Ogni produttore, all’interno della piattaforma, ha una pagina dedicata, in cui è presentato e in cui sono inseriti i prodotti che vende con relative foto e descrizioni. Quanto agli aspetti contabili, i produttori sono pagati 10-15 giorni dopo la distribuzione – il processo è automatizzato, i proventi sono inviati direttamente al conto corrente – ed è il sito stesso a creare automaticamente le fatture e i buoni di consegna. All’alveare vengono consegnati solo i prodotti pre-ordinati e pagati online: non esiste il problema dell’invenduto.
L’alveare esiste anche in versione boutique. A Milano, nel quartiere Isola, ha aperto infatti il primo negozio fisico della rete, una bottega di quartiere dove acquistare frutta, verdura e altri prodotti provenienti da aziende agricole del territorio agricolo limitrofo alla città, che distano circa una ventina di chilometri dal negozio.