La Sicilia e la Puglia, per vastità di area, sono le prime due regioni tra le 35 europee in cui l’agricoltura biologica copre almeno il 15% delle aree coltivate: la prima con 375mila ettari, la seconda con 194mila. Segue l’Estonia, con 181mila ettari. A dirlo è l’Annuario delle Regioni di Eurostat, il quale ha esaminato 233 aree geografiche europee, e da cui emerge una fotografia dell’Italia che, in materia di bio, vanta alcuni primati. Si tratta di tendenze confermate anche da Ismea e da Sinab (Sistema di informazione nazionale sull’agricoltura biologica).
I numeri nel dettaglio
Secondo Eurostat, la superficie biologica dell’Unione europea a 27 ammonta a 11,4 milioni di ettari, il che significa il 7,1% della superficie agricola utilizzata (sau) totale. Di questi, 2 milioni sono italiani. L’unica regione europea in cui il metodo bio ha superato il metodo convenzionale però si trova fuori dai nostri confini: si tratta di Salisburgo (Austria), che vanta il 51,8% della sau convertita, pari a circa 93mila ettari. La Calabria è la terza in classifica, con quasi il 30%. Sempre secondo Eurostat, sei regioni italiane – e cioè Liguria, Val d’Aosta, Abruzzo, Basilicata, Umbria e Toscana – sono tra le prime dieci per l’incremento di superfici coltivate con metodo biologico nell’ultimo triennio. Sicilia, Puglia e Calabria insieme rappresentano il 43% della superficie agricola biologica nazionale e il 39% delle aziende agricole bio.
La Lombardia, con 4,9 milioni di tonnellate, è la terza regione Ue per produzione di latte vaccino biologico e la seconda per crescita della produzione dal 2015 al 2018.
Il peso dell’Italia bio in Europa
A confermare i dati dell’Annuario di Eurostat, anche Ismea e Sinab, secondo i quali l’Italia, in tema di biologico, è il paese leader in Europa, con 80mila operatori e 2 milioni di ettari coltivati, pari al 15,8% della superficie agricola utilizzabile nazionale. Un dato su cui soffermarsi, poiché molto al di sopra della media europea che si attesta, nel 2018, all’8 per cento. Come del resto rileva Eurostat, anche Ismea e Sinab confermano la crescita a doppia cifra dei terreni coltivati a bio – si stima più del 75% – negli ultimi dieci anni.
Secondo Ismea e Sinab, se si confrontano il 2017 con il 2018, nel settore ortofrutticolo bio emerge quanto segue: la frutta da zona temperata cresce del 10%, i piccoli frutti dell’11% e la frutta da zona subtropicale del 7%, mentre per gli agrumi si verifica una diminuzione del 10 per cento.
Di pari passo con le superfici, crescono anche i consumi, triplicati nell’ultimo decennio e incrementati, durante il lockdown, dell’11 per cento.
Consumi bio in crescita
Non sono dati inediti, ma per completare il quadro è utile riprenderli: nel 2020, secondo Ismea e Nielsen, il consumo di prodotti biologici è in crescita rispetto al 2019, sia per quanto attiene i prodotti a largo consumo trasformati, sia per i prodotti freschi sfusi come frutta, ortaggi, latte e derivati, che registrano un incremento complessivo del 7,2 per cento. Secondo i dati aggiornati al primo semestre 2020, per i soli consumi domestici (sono dunque esclusi il canale Horeca, le mense e l’export) sono stati superati i 3,3 miliardi di euro. Sempre restando sui consumi domestici, nel 2020 il 90% degli italiani ha acquistato più di tre volte un prodotto dell’agroalimentare biologico (+1,4% rispetto al 2019); tale percentuale arriva al 97% se si considerano le famiglie che lo hanno fatto almeno una volta.