Con un apposito Decreto, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha autorizzato l’iscrizione di 24 varietà locali calabresi di fruttiferi, cereali e orticole, che rappresentano uno degli elementi fondamentali utili a definire quell’identità territoriale. Tra queste varietà non manca la frutta a guscio: ci sono infatti le cultivar di castagno Arturo, Giacchettara, Mamma; ‘Nserta Calabrese e Riggiola Calabrese, la nocciola Tonda Calabrese e il mandorlo Regina di Amendolara (sinonimo Regginella) e Rossa di Amendolara.
Per quanto riguarda il castagno, non si hanno notizie certe sulla sua introduzione in regione, anche se si ipotizza sia noto già dai tempi della Magna Grecia. La produzione calabrese di castagne rappresenta oggi circa il 18% di quella nazionale, ponendo di fatto la Calabria al secondo posto dopo la Campania.
Per la “Tonda Calabrese”, si tratta di una delle varietà di nocciole più pregiate, caratterizzata da una composizione in acidi grassi molto equilibrata, da essere equiparata a quella dell’olio di oliva. Vanta inoltre un alto contenuto di vitamine. Piuttosto datata, tra l’altro, è la sua presenza sul territorio: secondo alcune fonti documentali, il nocciolo fu introdotto in Calabria verso la fine del XVIII secolo dalla nobile famiglia napoletana dei Filangieri, come coltura consociata alle coltivazioni erbacee. Nel tempo la pianta, grazie alla sua rusticità, ha acquisito caratteristiche specifiche, adattandosi al clima e al territorio, fino ad originare l’ecotipo noto come “Nocciola Tonda Calabrese”.
Senz’altro una delle più antiche varietà fruttifere presenti in Calabria è comunque la mandorla, che ha nella Regina di Amendolara e nella Rossa di Amendolara due delle sue varietà più rinomate.