“L’olio di palma, di per sé, non è cancerogeno”. E’ questo, in estrema sintesi, il risultato di uno studio tedesco, in particolare della Stiftung Warentest, associazione dei consumatori che fa ricerche e confronta prodotti e servizi. “L’olio di palma – si legge nel magazine on line dell’associazione – è un controverso olio vegetale. E’ considerato dannoso per la salute e pericoloso per l’ambiente. In Italia, le aziende lo stanno eliminando dai loro prodotti. Il motivo: si suppone sia cancerogeno. Ma questa opinione generale è errata.
Stiftung Warentest spiega poi che questa opinione è stata “innescata da un parere dell’Efsa”, Autorità europea per la sicurezza alimentare. Il parere, pubblicato nel maggio scorso, “si riferisce a certi esteri degli acidi grassi, 3-MCPD e glicidil esteri; questi vengono rilasciati soprattutto quando gli oli vegetali sono raffinati a temperature superiori ai 200 gradi. Durante la digestione possono essere rilasciate le sostanze 3-MCPD e glicidolo: 3-MCPD è stato valutato come potenzialmente cancerogeno, il glicidolo come probabilmente cancerogeno. L’olio di palma è utilizzato quasi esclusivamente in forma raffinata. Secondo Efsa, l’olio di palma ha la più alta contaminazione di grassi nocivi. Ma anche altri oli vegetali raffinati possono contenere notevoli quantità di grassi nocivi. In Italia – continua la rivista tedesca – diverse aziende hanno risposto con il bando all’olio di palma, diversamente dalla Ferrero che non ha intenzione di fare altrettanto. La società spiega di utilizzare temperature più basse, al fine di contenere la creazione di sostanze critiche con parametri in linea con quelli definiti dall’Efsa. Stiftung Warentest analizza regolarmente i prodotti alimentari in relazione ai contaminanti da grassi, come per esempio la crema di nocciole. Mentre la Nutella ha evidenziato un livello molto basso di contaminazione di 3-MCPD e glicidil esteri, una crema senza olio di palma a base di olio di semi di girasole non ha superato il test, a causa di un alto livello di contaminazione. Questo esempio – conclude l’articolo – dimostra che gli esteri critici degli acidi grassi possono trovarsi in molti grassi vegetali raffinati. Non sono ancora completamente evitabili, ciononostante è possibile ridurli al minimo attraverso metodi di produzione ottimizzati e un’attenta selezione delle materie prime”.