Ortaggi, pochi spazi all’estero per il bio
Indagine Ismea in 5 paesi europei
“Il posizionamento dei prodotti agricoli italiani presso il trade estero”. Questo il titolo dell’indagine condotta da Ismea in collaborazione con Pragma in cinque paesi (Francia, Gran Bretagna, Germania, Spagna e Repubblica Ceca) attraverso interviste dirette ai responsabili della grande distribuzione organizzata, importatori e buyer. Obiettivo dell’indagine è stato quello di individuare e analizzare il punto di vista del trade estero nei confronti di alcuni ortaggi italiani, con riferimento a pomodori, patate e insalata.
Le interviste, in particolare, hanno mostrato alcuni limiti alla diffusione delle produzioni biologiche sostanzialmente ascrivibili alla domanda contenuta e al prezzo troppo elevato.
In generale, la presenza del prodotto biologico non supera il 5% dell’intera gamma in nessuno dei paesi coinvolti nell’indagine. E in Spagna la quota sul totale risulta addirittura inferiore.
Secondo gli operatori francesi e inglesi, inoltre, i punti critici del bio sono rappresentati prevalentemente dalla irregolarità delle forniture in termini di quantità e dalla necessità di investimenti specifici nei punti di vendita per differenziare e promuovere i prodotti. In Germania, invece, i consumatori preferiscono rivolgersi alle produzioni biologiche locali, mentre in Spagna il mercato non sembra ancora maturo per un effettivo decollo del bio e nella Repubblica Ceca permane una certa diffidenza nei confronti di questi prodotti.
Biologico a parte, in ogni caso, per gli operatori tedeschi e spagnoli invitati a indicare i principali paesi dai quali importano pomodori, l’Italia rappresenta il terzo mercato di riferimento e il secondo per la Repubblica Ceca. Nel caso dell’insalata è il prodotto olandese a svolgere la parte del leone e, anche in questo caso, l’Italia è citata con più frequenza dagli operatori di Repubblica Ceca e Germania.
Per quanto attiene alle patate, la produzione locale sembra prevalere su quella estera. Lo studio non rileva un particolare ricorso al prodotto d’importazione, fatta eccezione per Germania e Repubblica Ceca che indicano al secondo posto, tra i fornitori esteri, l’Italia.
Ortaggi italiani, l’estero premia la tipicità
Ma è poca l’attenzione al confezionamento
Differenziazione e tipicità. Ma anche rapporto prezzo/qualità e disponibilità spesso anticipata rispetto ad altri competitor.
Questi i punti di forza di alcuni ortaggi italiani all’estero secondo il parere dei responsabili della grande distribuzione organizzata, importatori e buyer di Regno Unito, Germania, Francia, Spagna e Repubblica Ceca.
Lo rileva un’indagine Ismea, svolta in collaborazione con Pragma, realizzata per analizzare il posizionamento di alcuni prodotti agricoli italiani all’estero, con particolare riferimento a pomodori, patate e insalata.
A pesare, di contro, sull’affermazione degli ortaggi nostrani sono, secondo il parere di inglesi e tedeschi, l’imballaggio e il confezionamento del prodotto italiano. In particolare gli inglesi criticano la fragilità dei contenitori con cui vengono trasportate le merci che ne causa spesso uno scadimento qualitativo, e l’assenza di una dimensione standard. Mentre i tedeschi giudicano poco attraente l’aspetto del packaging soprattutto in rapporto ad altri fornitori.
Nel dettaglio dei prodotti analizzati, per quanto attiene ai pomodori, gli spagnoli ne esaltano la presentazione e gli inglesi il gusto migliore e la qualità superiore, mentre ne criticano l’aspetto poco attraente. Solo note di merito per le patate italiane sia perché disponibili con largo anticipo rispetto alla produzione locale (per Gran Bretagna e Germania), sia per la qualità superiore (Repubblica Ceca, Germania e Gran Bretagna) e il confezionamento (Repubblica Ceca).
Riguardo all’insalata, l’indagine mette in evidenza, per tutti gli intervistati, la tipicità del prodotto italiano nonché l’esclusività nel caso di alcune tipologie come il radicchio.
Il sapore migliore e la disponibilità anticipata del prodotto rispetto al corrispettivo locale rappresentano ulteriori punti di forza per il ‘made in Italy’ del comparto, che riscuote in generale un ottimo successo in tutti i mercati esaminati.