«Giro sempre con un coltello in tasca quando vado al mercato generale di Bologna per scegliere la frutta dei miei negozi. Sono un’eccezione. Ma dovrebbe essere normale assaggiare prima di acquistare». Stefano Minarelli, che insieme al fratello Maurizio conduce due negozi di frutta e verdura in Emilia Romagna (uno a Cento e l’altro a Castelfranco Emilia) applica la stessa consuetudine anche con i suoi clienti: «Io voglio che la gente assaggi prima di acquistare. Abbiamo predisposto anche un angolo dei negozi dove il cliente può testare in prima persona la qualità di alcune referenze». E se una volta a casa non sei soddisfatto puoi riportare indietro quanto acquistato: «Non posso assaggiare tutto e quindi ci possono essere delle partite non all’altezza. Spesso i clienti sono timidi nel riportarmi indietro frutta non all’altezza, ma a me sarebbe, invece, molto utile per calibrare ancora meglio gli acquisti».
Due negozi, stessa metratura (80 mq circa) a 30 km l’uno dall’altro, ma con consumi differenti e quindi assortimenti – quasi 100 referenze in entrambi – non identici: «A Cento c’è un gran consumo di mele da forno perché c’è la cultura delle mele cotte. A Castelfranco, invece, poiché la comunità meridionale è numerosa, vendo venti volte di più rispetto a Cento la cima di rapa. Come fare per organizzarsi? «Ci siamo dotati da tempo di un software gestionale che ogni giorno ci dice esattamente cosa abbiamo venduto. In questo modo riesco a pianificare perfettamente gli acquisti e a gestire periodi di picco come in Natale».
Secondo Stefano Minarelli il calo dei consumi dell’ortofrutta non è solo figlio della crisi, ma dell’abbassamento della qualità media: «C’è troppa merce che non dovrebbe mai arrivare a tavola: alla terza volta che hai portato a casa un melone senza sapore, non lo compri più».