“Stanno sbloccando le pratiche. Però aspettiamo, vorrei vedere come siamo messi prima con la Regione”. L’abbiamo raggiunto al telefono, rubandogli qualche minuto del suo prezioso tempo, ma, giustamente, non ha voluto scendere nei dettagli perché il progetto è ancora in fase di definizione e l’impressione è che Massimo Bottura, chef tre stelle Michelin della Francescana di Modena, ci tenga molto.
Si tratta di un progetto di collaborazione con l’Istituto per le tecnologie agrarie e Servizi Lazzaro Spallanzani di Castelfranco Emilia, in provincia di Modena. “L’idea di fondo è quella di creare aule didattiche per i cuochi, in modo tale che acquisiscano una preparazione professionale anche in agraria” – ci conferma – “ma soprattutto che entrino in cucina con le mani sporche di terra e latte”. Perché?: “Come perché! Quando il cuoco capisce cosa significa la fatica del lavoro dell’agricoltore, diventa un cuoco molto più etico”.
Bottura, in realtà, aveva già fornito qualche anticipazione durante l’ultima edizione di Identità Golose, l’annuale convegno milanese che raduna i migliori cuochi d’Italia e del mondo, annunciando, appunto, come l’Istituto Spallanzani, grazie al suo interessamento, stesse avviando un percorso di studio gastronomico che unisse cuochi e contadini.
Non è, d’altronde, la prima volta che lo chef modenese si impegna in prima persona per creare sinergie tra la sua professione e il territorio: sempre dal palco di Identità Golose, un anno fa, attraverso la proiezione di un video denunciò lo stato di abbandono delle valli del delta del Po e, come risposta, riuscì a far sì che la Regione stanziasse 20 milioni di euro per recuperare quei posti e incentivare il turismo locale.
Fonte foto: Identità Golose