“Tre anni fa abbiamo dato vita a questa iniziativa per premiare gli imprenditori che fanno innovazione e per diffondere le buone pratiche agricole, sperando nello spirito di emulazione”, spiega Michele Melillo, amministratore di Graper, società di consulenza tecnico-agronomica con sede a Conversano (Bari) e presidente dell’Associazione Bella Vigna.
Detto, fatto: il progetto si è subito trasformato in realtà e il Premio, sostenuto da sponsor locali, ma anche da multinazionali della ricerca, quest’anno è arrivato alla terza edizione.
Il 22 novembre scorso, alla Masseria Melograno di Monopoli, nel Barese, la giuria composta da quattro personalità diverse, attive nella filiera vitivinicola, ha attribuito il “Premio Innovazione” all’azienda agricola Falciglia Salvatore per la varietà Magenta.
Uva molto difficile da coltivare, dice la motivazione, per la quale il produttore ha dovuto adottare tecniche innovative per ridurne l’eccessivo vigore vegetativo. Mentre all’azienda Gasparro Anna è andato il “Premio Sostenibilità” per la varietà Luisa, prodotta con particolari tecniche irrigue e una corretta gestione del suolo.
Sul podio della competizione, al terzo posto, è stato premiato Francesco Didio, titolare dell’omonima azienda. Motivo: ha impressionato i giudici per l’impegno, la dedizione, la passione, l’estrema cura e ordine con cui ha condotto il vigneto con la varietà Italia.
“Medaglia d’argento” all’azienda Saracino Angela, che ha colpito la giuria per le ottime pratiche sostenibili adottate nella produzione della varietà Timco. Segni particolari, l’utilizzo di un nebulizzatore elettrostatico, che consente una distribuzione uniforme dei prodotti fitosanitari e un minore effetto deriva, contribuendo così a ridurre l’impatto ambientale e favorendo un sensibile risparmio di tempo e denaro.
Sul gradino più alto è salito Angelo Di Palma, titolare dell’azienda Fruitsland, sede legale a Conversano e 300 ettari di vigneto a Ginosa, in provincia di Taranto. Il giovane Di Palma (25 anni), economista di formazione con un’azienda frutticola familiare alle spalle, nel ricevere il primo premio ha ringraziato suo padre e suo fratello sostenendo che “sono due visionari”. Posto che lui, con la nuova varietà di uva senza semi Carlita, ci ha messo testa e coraggio. “Fruitsland è nata nel 2013 ed è entrata in produzione nel 2016 – racconta con orgoglio – La varietà Carlita, frutto del lavoro di società leader mondiali del breeding come Snfl e Ifg, in Italia la coltiviamo solo noi. E’ molto apprezzata in tutta Europa, in particolare in Scandinavia, ma anche negli Emirati Arabi. E’ una varietà seedless che avevamo visto in produzione in Cile”.
L’azienda Fruitsland coltiva una ventina di varietà, di cui solo due con seme, con una resa media di circa 400 quintali per ettaro. “Quest’anno – continua Di Palma – siamo riusciti a produrre solo con tre principi attivi, a fronte dei cinque principi richiesti al massimo dalla Grande distribuzione”. Da qui il primo premio assegnato dalla giuria per le pratiche tecnologicamente innovative e rispettose dell’ambiente adottate in questo vigneto tarantino. Tra le tecniche messe in pratica, quella di inerbimento temporaneo che evita la lisciviazione dei nutrienti, garantendo una maggiore presenza di sostanza organica nel terreno. E poi l’adozione del “roller crimber”, che consente la devitalizzazione delle essenze vegetali per evitare le erbe infestanti e ridurre l’evapotraspirazione del suolo.
Tra gli interventi “tecnici” che hanno caratterizzato l’evento, vale ricordare il forte richiamo alla necessità di un catasto nazionale per le uve da tavola lanciato da Thomas Drahorad, presidente di Ncx Drahorad, che ha aggiunto:
“Emerge un quadro dinamico in grado di costruire, tramite gli investimenti in ricerca, un futuro che sembra ben calibrato sulle esigenze dei consumatori europei e in grado di soddisfare finalmente le richieste del pubblico italiano nella categoria delle uve senza semi”.
E poi Domenico Liturri, marketing&sales manager per Agricoper, che ha osservato come nonostante il cambiamento climatico negli ultimi anni abbia investito anche il settore delle uve da tavola, “la presenza sempre più massiccia di breeders ha comunque garantito la introduzione di nuove varietà, apportando valore alla filiera”.