Massima attenzione alla qualità ovvero riduzione al minimo della chimica. E non a caso la fetta più grande del fatturato, dell’azienda Pietro e Paolo Gambaro di Noale, in provincia di Venezia, viene realizzata nel Nord Europa dove i loro prodotti sono sottoposti ad attente analisi.
“In Nord Europa sono più attenti alla produzione naturale, noi riusciamo a ridurre al 5% l’impiego della chimica. I trattamenti si fanno solo quando non se ne può fare a meno, d’estate in particolare. I nostri clienti sono al 95% all’estero, esportiamo quasi tutto, in particolare in tutta l’Europa del Nord dove sono sempre più attenti all’alimentazione. Mangiano tanta insalata cruda, vogliono nutrirsi in modo sano ed esigono, giustamente, tutti i controlli necessari in laboratorio sulla salubrità del prodotto”.
La qualità ambientale paga, ci sottolinea più volte Barbara Gambaro che con il fratello Paolo porta avanti l’azienda creata dal trisavolo: “Siamo originari di Genova, poi Vincenza ed infine Noale in provincia di Venezia. Mio nonno era del 1896, padre di 10 figli, l’ultimo mio papà. Solo io e mio fratello abbiamo continuato la tradizione, ma innovando. Sono finiti i tempi della tentata vendita all’ingrosso, abbiamo cambiato, ora tutto è governato dalla telematica e dalla meccanica. Facciamo 7 milioni di euro l’anno di fatturato, quest’anno li confermeremo. Stiamo ampliando il capannone, guardiamo al futuro con ottimismo”.
La forza di quest’azienda della IV gamma – dalla produzione fino al banco – è nata da uno svantaggio: “Siamo entrati in ritardo in questo mercato, era il 2001, e non c’erano grandi spazi in Italia. Abbiamo trovato un’opportunità in Svizzera dove ci siamo fatti conoscere, poi l’Olanda, sono rimasti entusiasti, ed infine la Russia, fino all’embargo. Da una decina d’anni siamo nei paesi arabi. Esportiamo via Olanda con il trasporto aereo, ci costa un quinto rispetto ad altre soluzioni logistiche”.
La produzione si concentra in circa 10 ettari di serre coperte: “dove riusciamo a lavorare di continuo con 7 cicli totali; in estate dalla semina alla raccolta trascorrono 20 giorni; in inverno 60/70 giorni. Coltiviamo rucola, spinacino, valeriana, lattughino da taglio verde e rosso, crescione, cavolo nero di toscana a foglia. Poi c’è la rotazione con le bietole, anche orientali”, Barbara fa l’elenco: “Pak Choi, Bulls Blood, Tatsoi, Mizuna verde e rossa, Red Mustard, la rumex red veined chiamata pure acetosella, Red Chard“. Varietà che oltre a permettere la rotazione hanno un buon mercato: “Negli anni abbiamo aumentato quelle orientali, ci danno soddisfazione. Sempre all’estero, non in Italia dove siamo molto titubanti e conformisti quando facciamo la spesa”.
C’è innovazione in questa azienda: “Tutti i procedimenti sono meccanizzati, riusciamo a coltivare bene d’estate grazie ad un telo che veniva usato nei fiori e che permette di difendere le piante dai raggi ultravioletti”. Una soluzione che garantisce più forza alle piantine nell’era dei cambiamenti climatici: “I miei genitori, 40 anni fa, coltivavano la rucola in pieno campo, il clima ed il seme non è più quello di una volta. Il caldo torrido è un male per noi e per le piante. Utilizziamo un sistema naturale, la tecnica dei funghi micorrize, per combattere gli attacchi di insetti e altre problematiche. In questo modo la pianta è più sana, resistente e aumenta, in modo naturale, la sua shelf-life”.
Chimica quasi zero: “Noi conviviamo con le api perché curiamo l’ambiente” conclude Barbara che frequenta le scuole per trasmettere la sua passione per la natura ai bambini: con la scelta naturale riesce ad unire ecologia ed economia. In questo modo il prodotto acquista valore nei mercati più esigenti.