Eventi climatici imprevisti e lungaggini della filiera produttiva si combinano in un mix micidiale: se non suonasse irrispettoso, potremmo dire che per l’agricoltura della Cina in questo momento sono davvero “cavoli amari”. Ed è proprio il cavolfiore l’attore principale della tragedia che oggi travolge i contadini cinesi, costretti da una serie di coincidenze a svendere a prezzi ridicoli i loro ortaggi, o a distruggerli e lasciarli marcire nei campi. Come riportato in un articolo tradotto per La Stampa, l’ultima vittima di questa situazione è stato Han Jin, agricoltore che si è tolto la vita nella provincia di Shang Dong. Dopo aver investito tutti i propri risparmi (10,000 yuan) nell’acquisto di sei ettari di terreno agricolo, Han Jin ha visto precipitare il prezzo dei suoi cavoli, pronti per essere portati al mercato, a circa 1,2 yuan al kg (meno 40% rispetto al 2010). Tra le ragioni del calo anomalo, l’aumento della produzione agricola e i tempi deferiti di maturazione delle verdure dovuti al ritardo della primavera, che hanno portato a un eccesso dell’offerta. Aggiungiamo a ciò i rincari derivati dai troppi passaggi (ben 6) della merce dal campo alla tavola, e il crac è servito.
Il fatale percorso delle verdure cinesi
Surplus di offerta e aumento dei prezzi colpiscono gli agricoltori
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