Nel 2017 l’Italia ha nuovamente battuto i suoi record di export agroalimentare toccando 41 miliardi di euro e l’ortofrutta ha giocato un ruolo da protagonista con i suoi 4,9 miliardi di euro (frutta 3,6 miliardi, ortaggi 1.3 miliardi) che la collocano al secondo posto dopo il vino. La Germania è il paese più importante, assorbendo quasi metà dell’export (42%), poi Francia e Spagna, nostro storico competitor.
Nonostante questo scenario è sempre più necessario guardare verso mete più lontane, possibilmente a Oriente. È quanto emerso durante l’ultima Assemblea di Fruitimprese, storica associazione che riunisce le imprese del settore e che giovedì 19 aprile si è riunita a Roma alla 69° edizione della sua assemblea annuale.
Con la moderazione del giornalista Rai Franco Di Mare, si è discusso infatti di “Innovazione e competitività nel mercato internazionale” con la collaborazione di International Paper, Unitec e Euler Hermes. E la Cina, paese sempre più al centro dell’attenzione con l’avvio della guerra dei dazi con gli Usa di Trump, potrebbe rivestire un ruolo decisivo anche per l’Italia poiché ha ampliato le importazioni ed esportazioni di frutta fresca e trasformata.
“Merito di un migliore accesso al mercato, delle preferenze mutevoli dei consumatori, che vedono tra l’altro crescere il loro potere d’acquisto, e di una logistica più efficiente, con impianti di stoccaggio e catene del freddo sempre più performanti” si legge in una nota di Fruitimprese. D’altronde l’export agroalimentare italiano verso la Cina è cresciuto del 15% e l’Italia è il primo paese europeo esportatore di frutta verso questo enorme mercato, con il kiwi in vetta ai prodotti più richiesti, anche se i cinesi amano e consumano soprattutto le mele.
Nel prossimo futuro, oltre alla già citata guerra dei dazi tra Cina e Usa, che potrebbe avvantaggiare anche l’Italia, c’è la questione delle nuove rotte ferroviarie: il nuovo collegamento tra Mortara (Pavia) e Chengdu (Sichuan), renderà la Cina raggiungibile in 16-18 giorni (contro i circa 45 di navigazione) e toccherà paesi a elevato potenziale di crescita. È un aspetto che potrebbe diventare fondamentale.
Tante opportunità, ma serve innovazione
Nel futura dell’ortofrutta italiana oltre a problemi da risolvere ci sono anche molte opportunità da cogliere, attraverso la leva dell’innovazione. È quanto evidenziato questa volta nel suo intervento da Marco Salvi, presidente di Fruitimprese. Nuova PAC (Politica Agricola Comune) 2020/2027 e OCM (Organizzazioni Comuni del Mercati agricoli), tra cui quella ortofrutticola sono fattori fondamentali e in sede comunitaria, si sottolinea, “si sta lavorando a ritmi serrati, sulla scia dell’approvazione della parte agricola del Regolamento Omnibus, che revisiona medio termine la politica europea 2014/2020”.
Ma è l’innovazione considerata la chiave di volta, “a patto che riguardi tutti i segmenti della filiera, dalla produzione alla promozione”. quindi bisogna lavorare “sulle varietà e sulla qualità per distinguersi sui mercati internazionali, sulla valorizzazione di alcune specie, ma anche sul settore logistico e commerciale e concentrarsi, in particolare, su quei consumatori disposti a remunerare adeguatamente i nostri prodotti e quindi tutte le componenti della filiera”.
Per quanto riguarda la Cina, che ormai si può definire “un paese target”, i rapporti “sono migliorati e questo lascia ben sperare per il futuro. Per affrontare al meglio quel grande mercato, occorrono in ogni caso quantità e capacità di servizio adeguate, che nessuno può garantire da solo. E servono piattaforme di distribuzione in loco, oltre a un’opportuna campagna di comunicazione”.
Tra gli interventi anche quello di Raffaele Borriello, Direttore Generale Ismea, incentrato sul sostegno finanziario all’internazionalizzazione delle imprese italiane, e di Paolo De Castro, Vice Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, che dovrà affrontare il tema degli accordi di mutuo riconoscimento per l’apertura dei nuovi mercati e, in questo contesto, il ruolo dell’Ue e dei singoli Stati.