Aziende

Orsero: obiettivo frutta secca, ma non solo

Obiettivo entro il 2018: acquisire un’azienda italiana per entrare nel mercato della frutta secca. Poi consolidamento e crescita nel segmento fresh cut di frutta e incremento dei volumi di pomodori

“Per crescere ancora nel settore distributivo dell’ortofrutta bisogna aggiungere un po’ di pepe”

E questo “pepe”, secondo il management del Gruppo Orsero, a partire dal presidente Paolo Prudenziati, sono nuovi prodotti. Un concetto affermato chiaramente davanti alla nutrita platea che ieri ha assistito alla presentazione dei dati di bilancio del 2017 (vedi qui).

Se il segmento della frutta fresca tagliata procede bene e aumenterà di volume grazie agli investimenti della società Fruttital Firenze, un business di nicchia ma che secondo il Gruppo va incontro alla domanda di servizio e “fruibilità” richiesta in questo momento dai consumatori, la novità si chiama frutta secca.

“Stiamo guardando varie aziende e l’idea sarebbe di acquisirne una che già produce e commercializza frutta secca in Italia, mettendoci il nostro marchio”

ha affermato Raffaella Orsero, vice presidente, Ad e CEO del gruppo ligure.

“Ne abbiamo già visionate alcune. Ci stiamo lavorando”.

Cercare di carpire qualcosa di più, per ora, sembra prematuro e la stessa Orsero non intende sbilanciarsi più di tanto, anche se a margine della presentazione ha ammesso che l’obiettivo sarebbe quello di chiudere l’operazione entro l’anno, segno quindi che le trattative sono già molto avanzate. Ma non è semplice comprare in questo momento un’azienda nel settore della frutta secca. “Le aziende spesso si aspettano delle valutazioni che non corrispondono a quelle reali del mercato. È difficile riuscire a trovare un prezzo che sia giusto e che dia un ritorno sugli investimenti in un lasso di tempo che non sia a vent’anni. In più spesso sono aziende famigliari e quindi bisogna valutare bene anche il valore della squadra che c’è a bordo”.

MatteoColombini_RaffaellaOrsero

Da sinistra: Matteo Colombini e Raffaella Orsero

Perché la frutta secca? “Non lo facciamo per trovare sinergie logistiche, ma per la possibilità di estendere il marchio in un settore adiacente, poiché nell’immaginario del consumatore frutta fresca a secca sono due settori che stanno uno vicino all’altro. Nella frutta fresca abbiamo ormai una gamma completa e, inoltre, nella frutta secca c’è marginalità più alta. I concorrenti nella frutta secca? Sono importanti, però crediamo che ci sia ancora spazio”.

L’obiettivo è quello di arrivare a far sì che questi settori “adiacenti” l’ortofrutta fresca, fresh cut e frutta secca quindi, arrivino a rappresentare il 10% del fatturato complessivo. Insomma, sono settori di nicchia, ma  hanno il potere di qualificare il paniere complessivo di prodotti, grazie a marginalità superiori rispetto all’ortofrutta classica.

Si è parlato anche di ortaggi, un settore di prodotti che nella torta complessiva degli Orsero è unito insieme alla voce “Altri frutti”. “L’area è cresciuta dal 18% al 23% attuale – ha commentato questa volta Matteo Colombini, Ad e Cfo del Gruppo Orsero -. I vegetali si portano dietro difficoltà di lavorazione e logistiche. I risultati che abbiamo raggiunto sino ad ora sono buoni e li manterremo. Insalate e pomodori sono i prodotti più importanti per noi, anche se siamo più forti nelle prime. Le linee guida per quest’anno sono quelle di ampliare la nostra presenza sul mercato nazionale con i pomodori”.

Per quanto riguarda, infine,  frutti di tendenza come mango e avocado, la crescita del Gruppo è a doppia cifra . “C’è questo trend, è vero. Cresce il consumo – commenta Raffaella Orsero – in particolare per l’avocado, anche se bisogna però tener presente che è una coltura che ci impiega 5 o 6 anni per vedere i primi frutti. Ad oggi la domanda supera l’offerta a livello mondiale, tutti i paesi consumano più avocado ma la produzione non riesce a stare dietro. I nostri investimenti per questo frutto sono in Messico che è uno dei principali produttori al mondo di avocado, ma stiamo gaurdando opportunità anche a livello europeo sia in Spagna che in Italia”.

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