È certamente positivo il commento di Giacomo Suglia, produttore di uva da tavola pugliese, nonché vicepresidente nazionale Fruitimprese e presidente Apeo (l’associazione degli esportatori ortofrutticoli pugliesi) dopo l’ufficialità dei dati circa l’export ortofrutticolo nel 2017 aggiornati ai primi 11 mesi. “Le notizie positive sono tre – commenta Suglia -: tutto lascia supporre che a consuntivo 2017 verrà battuto un ulteriore record con un export che sfiora i 5 miliardi; il saldo commerciale attivo cresce del 4,7% rispetto al 2016 e a fine 2017 stimiamo che tornerà a sfiorare il miliardo di euro; se cresce il valore dell’export e calano le quantità (-5,5%) significa che spuntiamo prezzi migliori sui mercati internazionali”.
Un altro anno favorevole, quindi, per l’export ortofrutticolo nazionale, nonostante i tanti problemi che permangono, a partire dall’embargo russo, entrato nel suo quarto anno. “Per questo non bisogna indulgere a facili illusioni – continua Suglia -, ma ponderare ed analizzare i diversi aspetti favorevoli, tra cui l’andamento climatico che nel nostro settore è fondamentale. L’anno appena trascorso ha confermato ancora una volta che il prezzo è determinato dall’incrocio tra domanda ed offerta. L’uva da tavola, eccellenza pugliese, ha avuto una stagione favorevole sia per il clima secco sia, soprattutto, grazie al calo della qualità del prodotto dei nostri paesi concorrenti”.
Infine, un commento sull’import di ortofrutta, che come certificano i dati elaborati da Fruitimprese su dati Iatat, cresce sia in quantità (+7,9%) che in valore (+3,2%), in particolare nel comparto della frutta fresca (+5,5% in quantità e +7,2% in valore). “L’aumento dell’import va ricondotto alla concorrenza di Paesi emergenti con grande voglia di crescere ma spesso con scarsa attenzione agli aspetti sociali e di salubrità. Italia ed Europa devono far valere maggiormente il principio della reciprocità. Mentre l’Europa è sempre aperta all’import, dobbiamo chiedere ai Paesi Terzi di non ostacolare il nostro export alzando barriere fitosanitarie che richiedono anni di lavoro e laboriosi protocolli per essere rimosse. Per un Paese con grandi tradizioni produttive come il nostro – rimarca Suglia – ricordiamoci che non possiamo permetterci di perdere mercato e superfici. Il made in Italy dell’ortofrutta è un marchio di eccellenza e deve rimanere il fiore all’occhiello del nostro Paese”.