Nonostante la siccità dell’ultimo periodo, che ha colpito soprattutto le zone di Parma e Piacenza, c’è ottimismo all’interno del Consorzio Casalasco per l’imminente raccolta del pomodoro che poi verrà trasformato dalle 370 aziende agricole associata in polpe, passate e concentrati venduti in tutto il mondo, in oltre 60 paesi.
I tecnici del Consorzio quest’anno prevedono di ottenere una quantità in linea con quella dell’anno scorso, vale a dire 540 mila tonnellate di pomodoro raccolte dai 7000 ettari a disposizione, che fanno sì che quella di Casalasco rappresenti la prima filiera della produzione e trasformazione di pomodoro da industria in Italia: i prodotti vengono poi commercializzati sia attraverso attività di co-packing, business principale del Consorzio, o attraverso il noto marchio Pomì. Gli stabilimenti che lavoreranno a pieno ritmo sono quelli di Rivarolo del Re (CR), Gariga di Podenzano (PC) e Fontanellato (PR).
In generale le previsioni per quest’anno in Italia, sul fronte del pomodoro da industria, parlano di 4,9 milioni di tonnellate (fonte dati: Association Méditerranéenne internationale de la Tomate), un dato in calo rispetto al 2016 (-5%) “dovuto probabilmente alla diminuzione di circa il 7% degli ettari di terreno destinati alla coltivazione del pomodoro sia nelle aree del Distretto del pomodoro del Nord, sia al Sud Italia” commenta Casalasco.
All’interno del panorama internazionale, questi numeri posizionano l’Italia al terzo posto nel mondo per la produzione di pomodoro da industria dietro a California e Cina. “Il 14% della produzione mondiale di pomodoro da industria arriva comunque dall’Italia. Una percentuale che sale al 49% se prendiamo in considerazione solo il mercato europeo – conclude Casalasco -. Numeri che pongono l’Italia ai vertici internazionali di un comparto che, secondo i dati della campagna 2016, presentati durante l’ultima edizione del Tomato Day di Parma, ha prodotto un fatturato di 3,1 miliardi di euro”.