Non un marchio collettivo, neanche l’estensione della base sociale già esistente di un marchio di successo come Alce Nero, ma una nuova joint venture. Unire le competenze, puntare sull’aggregazione. Lo hanno sottolineato più volte i protagonisti di Alce Nero Fresco Spa – Alce Nero, La Linea Verde e Brio -, nuova realtà del mondo biologico italiano, nonché ortofrutticolo, durante la presentazione ufficiale a Milano, a partire dal presidente di Alce Nero, Lucio Cavazzoni
La contaminazione con altre aziende è fondamentale, vogliamo entrare in qualunque settore dell’agricoltura insieme a grandi partner che sono convinti del progetto e che vogliono diventare insieme a noi promotori del biologico”.
Se tre anni fa il mondo del biologico aveva già assistito ad uno scossone non indifferente con l’entrata nel capitale di Brio di nomi del calibro di Agrintesa, Alegra e Apo Conerpo, oggi un ulteriore mattone, sempre sulla strada dell’aggregazione, viene aggiunto in un settore, quello ortofrutticolo, che sembra finalmente sempre di più giocare di squadra quando si tratta di affrontare con forza nuove sfide. E la sfida, questa volta, riguarda soprattutto due brand che da questa unione di intenti dovrebbero, almeno sulla carta, ricavarne solo vantaggi.
I ruoli delle tre anime di Alce Nero Fresco Spa
Tre attori, tre ruoli, ben rappresentati anche nella nuova governance della società nata formalmente lo scorso 20 giugno. Da una parte La Linea Verde, azienda di riferimento nella IV gamma e nei piatti pronti freschi in Italia con il marchio DimmidiSì, che di fatto decide di affrontare il mondo del biologico non da sola ma stringendo una partnership societaria con uno dei marchi leader del settore. Dall’altra Alce Nero, brand noto soprattutto nel secco, che invece decide di affrontare il mondo del fresco con chi sa come farlo e affrontarlo, catena del freddo in primis, senza avventurarsi da zero in un universo che ha dinamiche e complessità completamente differenti. Infine, Brio, che all’interno della nuova compagine avrà “solo” il 5% (Alce Nero il 60%, La Linea Verde il 35%) reciterà un ruolo di primo piano poiché si occuperà di “creazione, strutturazione e controllo delle filiere ortofrutticole biologiche che costituiranno la base produttiva del progetto”. La governance di Alce Nero Fresco Spa vedrà come presidente Andrea Battagliola, direttore commerciale de La Linea Verde, come amministratore delegato Massimo Monti, che ricopre lo stesso ruolo anche in Alce Nero, ed infine Tom Fusato come direttore commerciale, ruolo che ricopre anche in Brio.
Nuovi prodotti, nuova ricettazione. Presentazione al Sana di Bologna
Per quanto riguarda l’ortofrutta, per ora i prodotti di I gamma, già forniti da Brio ad Alce Nero e venduti con questo marchio, rimarranno fuori da questo progetto, ci ha detto Tom Fusato a latere della conferenza, e proseguiranno sulla loro strada, anche per motivi logistici già in essere e perfettamente funzionanti. La nuova società, invece, si concentrerà su prodotti ad alto valore innovativo come zuppe fresche pronte, insalatone e tutto lo sterminato mondo della IV gamma.
Si parte a settembre, con la presentazione ufficiale delle nuove referenze che avverrà all’interno della fiera Sana di Bologna: inizialmente sarà composta da 6 insalate pronte in busta, 3 insalatone arricchite e 4 zuppe fresche pronte. “Le zuppe saranno assolutamente nuove – ha commentato Fusato – con ricettazioni non in commercio attualmente con La Linea Verde. Cambieremo i mix e origine dei prodotti”. Obiettivo: entrare a far parte in modo determinante e decisivo di quel settore denominato “Fresh Conveniente Food” dove il connubio ortofrutta e biologico è già ora vincente.
“Creare un nuovo marchio ombrello? Crediamo in un modello diverso ”
Non è la via più facile, ma quella con più potenziale nel medio-lungo periodo, pensando ad uno sviluppo futuro e duraturo nel tempo” ha commentato Andrea Battaiola illustrando la composizione della nuova società. In effetti, tutti e tre hanno dovuto rinunciare a qualcosa, inevitabile quando tre singolarità creano qualcosa insieme. “C’è stato un lungo periodo di organizzazione, mentre è stato veloce quello di formalizzazione dell’accordo (datato 20 giugno ndr) – ha ricordato Massimo Monti -. Alce Nero è anche un modo di lavorare, non solo una marca.
Abbiamo sempre avuto la sensazione che i prodotti freschi ci stessero bene, ma era un altro mestiere”.
Ora si parte, con ambizioni di alto livello. Sia sul mercato italiano che, potenzialmente, anche europeo, considerando l’importanza che hanno già questi prodotti un po’ ovunque e il lavoro sui mercati europei che tutti e tre già svolgono da molti anni.
Ma perché non un marchio ombrello? “Non fa parte della nostra filosofia. In quel caso condividi una piccola parte relativa a quel marchio, noi invece crediamo in un modello diverso, dove condividere anche etica e mission – ha concluso Fusato -. Crediamo che per stare assieme bisogna farlo tutti i giorni e mettere in comune il meglio di quello che facciamo”.
Non mancano le ambizioni – “Vogliamo cambiare l’agricoltura italiana e vogliamo portarla verso qualcosa di migliore” ha ribadito Fusato -, e gli sviluppi futuri possibili sono molti. Non resta che aspettare settembr per toccare con mano i nuovi prodotti e vedere come il mercato poi li recepirà.