È stata definita una “strategia di contenimento dei costi” dall’Istituto Nazionale di Statistica. Ma la gente ha sempre detto che è ora di “tirare la cinghia”. L’erosione del potere di acquisto dei redditi fissi e l’inflazione stanno costringendo sempre più italiani a tagliare le uscite su più voci del bilancio familiare, compresa quella alimentare. Nel 2007 un terzo delle famiglie ha contenuto la spesa, addirittura il 50% al Sud. A caccia del risparmio i consumatori hanno dovuto limitare gli acquisti o limare sulla qualità: il 47,4% ha tagliato sul pesce, il 45,3% sulla carne e il 43,2% sulla frutta. Il carrello è stato riempito da quasi un decimo della popolazione nei discount (il 9,7%, in salita dall’8,6%), anche se il supermercato rimane il canale distributivo preferito (67,8%, addirittura il 73% al Centro-Nord). Al Nord un quinto della popolazione si reca al mercatino rionale, mentre è addirittura il 31,4% al Sud. Per cercare di spendere meno, comunque, l’italica arte dell’arrangiarsi ha rispolverato l’acquisto diretto dai produttori, soprattutto di frutta e verdura. La filiera corta, quindi, che permette di tagliare le spese degli intermediari, è stata la scappatoia per 4 famiglie su 10 negli ultimi sei mesi. L’incremento di chi ha scelto questa soluzione, rispetto all’anno precedente, è del 15%. Va proprio in questa direzione l’iniziativa di Myfruit, Fruttamia, che fornisce un sistema di riferimento prezzi per la provincia di Modena, e vede coinvolte una dozzina di aziende agricole.
Istat: il 43,2% lima sugli acquisti di frutta
Il 40% dei consumatori sceglie di comprare direttamente dai produttori
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