Negli Stati Uniti il consumo di frutta e verdura negli ultimi 5 anni è diminuito del 6% secondo quanto afferma il National Fruit and Vegetable Alliance: tra le cause, secondo quanto si legge nel suo ultimo report, la grande popolarità, per esempio, di piatti unici come la pizza o i panini in genere, che hanno “spinto fuori dal piatto” gli ortaggi come contorno classico.
Eppure, mai come negli ultimi anni chef stellati e non, e insieme ad essi tutta la comunicazione di supporto formata da riviste di settore e critici, stanno dando anche a frutta e verdura una visibilità di notevole impatto, soprattutto in TV. Fenomeno, quest’ultimo, presente anche in Italia dove gli chef sono oramai diventati star televisive molto famose e spesso utilizzano in moltissime preparazioni anche frutta e verdura. Nonostante questo, anche il Balpaese non brilla certo per consumi di frutta e verdura, in calo costante dal 2000 ad oggi, e con percentuali anche maggiori rispetto a quelle americane.
Che fare? Negli Stati Uniti secondo, la fondazione Produce for Better Health – PBHF, i supermercati potrebbero avere un ruolo decisivo, aumentando e incentivando il consumo di frutta e verdura su larga scala. Ma come?
La rivista Progressive Grocer cita come caso emblematico quello di una catena di ristoranti fast food, b.good, che ormai mette sullo stesso piano hamburger e vegetali e dove, non a caso, le preparazioni dove gli ortaggi sono protagonisti stanno aumentando sempre di più, riscontrando un notevole successo nelle preferenze dei loro clienti.
Il modello utilizzato lo spiega direttamente Tony Rosenfeld, il co-fondatore della catena b.good
Una delle prime cose che un cliente vede quando entra in uno dei nostri punti vendita è una sequenza di foto che raffigurano i volti dei produttori ed artigiani che allevano localmente bestiame o producono ortofrutta, latte, gelati o altro per quel negozio specifico
Grandi lavagne poste nei locali b.good mettono in evidenza quanto viene prodotto localmente di quel che vede sugli scaffali. Obiettivo: sfruttare il desiderio del cliente di conoscere la storia che c’è dietro un dato prodotto.
Fonte news: progressivegrocer.com | sfgate.com | nfva.org | pbhfoundation.org.